Negli ultimi anni sono diventato un grande estimatore della Polonia, in quanto si è rivelata essere una fonte inesauribile di metal estremo. Questo grazie anche al contributo della sempre ottima Godz Ov War che ogni settimana pubblica una marea di dischi (sia in formato digitale che in formato fisico). È quindi con grandi aspettative che ogni volta che ricevo una loro newsletter, mi butto di testa all’ascolto delle nuove uscite: è proprio in questa maniera che sono venuto a conoscenza dei Sacrofuck. Questi signori arrivano da Varsavia, hanno un nome che di certo non passa inosservato, e sono carichi a pallettoni. All’attivo dal 2009, i Nostri hanno pubblicato un paio di demo e split prima del loro primo full-length nel 2019; cinque anni dopo, sono tornati alla carica con Święta Krew.
Con Święta Krew, i Sacrofuck hanno deciso di non fare prigionieri. I Nostri suonano un death metal solido, sparato ai mille all’ora, ben suonato e ben arrangiato. Le canzoni non sono mai troppo tecniche, quindi il disco non risulta pesante o noioso sulla distanza. A suo favore gioca anche il fatto che i pezzi hanno una durata media 2 o 3 minuti, e quindi Święta Krew è snello e facile da digerire. Il disco ha un equilibrio perfetto tra parti più veloci e tirate e sezioni più lente e cadenzate che aiutano a renderlo ancora piu’ dinamico ed intrigante. Inoltre, i Sacrofuck non si perdono in inutili virtuosismi o in parti troppo complesse: gli assoli sono pochi, ma ben piazzati, e preferiscono costruire un muro sonoro contro il quale l’ascoltare va a sbattere ripetutamente, grazie anche ad una sezione ritmica molto solida e continua. Molto interessante è anche un uso capace della doppia voce, come ad esempio in “Trumna”, oppure l’uso di parti teatrali e recitate come in “Maska”. L’album è completamente cantato in polacco, il che aggiunge un tocco personale e misterioso all’opera. A tal proposito, vi invito a tradurre i titoli ed i testi per scoprire i temi trattati. Grazie alla ferocia che i Sacrofuck riescono a sprigionare, Święta Krew scorre via veloce e senza intoppi, e prende a schiaffi l’ascoltatore dall’inizio alla fine, il quale chiede poi anche il bis. Una volta nello stereo infatti ho fatto fatica a toglierlo, e molto spesso sono tornato ad ascoltarlo, cosa per il sottoscritto abbastanza rara ultimamente. A mio avviso ogni canzone è una piccola gemma di cattiveria, ed è quindi difficile sceglierne una che rappresenti per bene l’album. L’iniziale “Wbijam gwoździe w twoje dłonie” è un ottimo biglietto da visita per quello che accadrà nei prossimi 30 minuti, e la sopracitata “Trumna”, “Czarnego kozła śmierć”, e “Brama snów”, sono forse le migliori, come anche la conclusiva “Maska”, la più lunga e sperimentale del lotto.
In conclusione, disco consigliatissimo, che vi farà scapocciare per 30 minuti buoni. Spero proprio che i Sacrofuck riescano ad emergere e spargere in giro il loro odio perché se lo meritano proprio.
(Godz Ov War Productions, 2024)
1. Wbijam gwoździe w Twoje dłonie
2. Wieczna wojna
3. Trumna
4. Niech płynie krew
5. Czarnego kozła śmierć
6. Brama snów
7. Zabij wszystkich, których kochasz
8. Ból
9. El Raval
10. Maska