Ricercatezza, eleganza ed esplorazione di nuove frontiere sonore sono i punti fermi che fanno di Denovali una delle label maggiormente influenti nel panorama ambient-sperimentale degli ultimi due decenni. Qualsiasi sia l’artista prodotto dalla casa tedesca, non può prescindere dalle suddette caratteristiche. Non fa eccezione Eugenio Carìa, DJ e producer techno proveniente dalla Sardegna che dal 2008, mosso da un’urgenza di maggior libertà espressiva ed evasione dal circuito mainstream, ha deciso di avviare il progetto electro-ambient Saffronkeira, oggi giunto al suo quinto album. Uscito lo scorso ottobre, In origine: The Field Of Repentance vede la collaborazione illustre di Paolo Fresu, conterraneo di Caria e autentico pilastro della scena jazz contemporanea mondiale, da sempre per vocazione aperto alle sperimentazioni sonore più coraggiose.
I dieci brani che compongono In Origine: The Field Of Repentance costituiscono una riflessione sulla ciclicità del tempo, arbitro di eventi la cui realizzazione dipende necessariamente da un’azione dicotomica creativo/distruttiva. L’opener del disco “Ghost” è la sequenza sonora di un rito iniziatico composta da atmosfere rarefatte e un battito regolare cadenzato quasi a voler ricercare una sorta di ordine vitale nel caos che governa un mondo immaginato con tratti distopici. Le note sospese di Fresu si fanno ora frenetiche ed indomabili in “The Field of Repentance” per poi divenire pacate in “Capernaum”, in cui i beat di Carìa, che richiamano i primi lavori di Murcof, incorniciano un lamento stanco che sembra provenire da mondi lontani. L’uomo non è più attore protagonista del suo presente ma figura spersonalizzata, ridotta ad archetipo, come suggerisce l’artwork, opera del fotografo Mustafa Sabbagh che, forse influenzato dall’arte di Christo, ritrae una pietà completamente avvolta di latex nero. Atmosfere cupe e pulsazioni che raddoppiano in “Due Poli” brano in cui analogico e digitale rompono definitivamente gli indugi e da mera ibridazione diventano un Golem sonoro dotato di vita propria.
Facendo tesoro della lezione di Jon Hassel, In origine: The Field Of Repentance si presenta come una missione esplorativa volta ad accorciare la distanza tra due universi – elettronica e jazz – regolati da princìpi che solo all’apparenza possono sembrare opposti. Per tutta la durata del disco queste due galassie interagiscono scontrandosi e confrontandosi, finendo con l’armonizzare perfettamente. Gli scenari digitali tratteggiati da variazioni glitch e basi minimal techno di Caira, come avviene in “Death and Civilization”, si intrecciano con il canto libero della tromba di Fresu, la cui presenza riesce a profilare sempre in maniera netta e personale il contenuto emozionale di ogni brano. In origine: The Field Of Repentance riflette nel suo complesso tutto il misticismo della terra natia dei suoi due autori, riuscendo nell’intento di produrre un’opera dall’impatto internazionale e profondamente contemporanea. Una mappa di terre distanti da seguire e percorrere con serena accettazione di una nuova natura e consapevolezza di sé.
(Denovali, 2020)
1. Ghosts
2. The Field Of Repentance
3. Death And Civilisation
4. Due Poli
5. Periodi Remoti
6. Harmony In Caos
7. Religion As An Illusion
8. Disorderly Of Life
9. Capernaum
10. In Origine