Tra ristampe di lavori ingiustamente dimenticati, materiale recuperato dopo diversi anni e nuove uscite, il diciottesimo numero di Screamature è una via di mezzo tra presente e passato. In apertura c’è spazio per una breve raccolta con il poco, ma autentico, materiale composto dagli Among Light nella loro fugace carriera, per poi passare al debutto massiccio dei cechi Marnø e al nuovo EP degli Autarch, band statunitense che ormai può vantare un’esperienza non indifferente. Nella seconda metà dell’articolo continuiamo con uno split che non accetta compromessi, quello che vede coinvolti End e Cult Leader, prima di citare due band nostrane: gli Encore Fou, la cui ristampa del loro unico album rende onore a un gioiello della nostra scena underground, e i Piledriver, band hardcore il cui materiale è stato riregistrato da HerPoisonedVeil (progetto solista del loro chitarrista e cantante).
Articolo a cura di Jacopo Silvestri (Among Light, HerPoisonedVeil), Antonio Sechi (Marnø), Diego Ruggeri (Autarch) e Davide Brioschi (Cult Leader/End, Encore Fou).
Among Light > Among Light
(Tape – Tomb Tree Tapes)
Quella recuperata dalla Tomb Tree Tapes con questa release è una perla nascosta dell’underground statunitense che finalmente può farsi conoscere agli interessati del genere con più facilità, senza finire nel dimenticatoio. Questo lavoro riesuma le uniche quattro canzoni composte dagli Among Light nella loro brevissima carriera, brani grezzi e autentici, che sprigionano una rabbia incontrollata. I primi tre pezzi sono estratti dalla demo omonima e si distinguono per sensazioni strazianti che mettono in primo piano un’indole ansiosa e incontrollabile, ancora più diretta per il sound caotico che li caratterizza. Le influenze degli statunitensi si possono ricollegare anche alla loro esperienza passata nei Tentacles, da cui le sonorità non si discostano particolarmente con composizioni che non lasciano il respiro tra uno screamo lacerante e attimi emoviolence di pura violenza. In aggiunta, ciò che dona alla breve raccolta un valore ulteriore, è la presenza della demo di un pezzo che gli Among Light avevano composto per uno split coi мятеж che non ha mai visto la luce. Questa canzone, qui in versione strumentale, segue l’impatto deciso degli altri brani, e chiude il cerchio della carriera di questa recondita realtà statunitense.
MÄRNÖ > Nevinnost Pràzdných Srdcí EP
(Digital – Autoproduzione)
Si definiscono Blackened-emo-crust-core e se lo vieni a chiedere a me, forse hanno un pochino esagerato con la catalogazione. Quello che fanno i Marnø è semplicemente qualcosa di molto aggressivo, duro e rude. Non sono dei grandi sperimentatori, ma di sicuro riescono a rendere a tratti la loro proposta molto interessante. Nevinnost Pràzdných Srdcí è la prima prova di questi ragazzi della Repubblica Ceca e vanta subito una produzione davvero molto corposa e definita. Pezzi come “Naděye” e “Oči se Lesknou” che si presentano con un carattere disperato ma melodico, si differenziano profondamente dagli altri due che procedono su binari nettamente più diretti e risoluti. Comunque sia, non è difficile qui trovare una sana attenzione per alcuni valori come la potenza e l’attacco. Sotto certi aspetti sembra di risentire i No Omega, band che manca dalle scene da almeno un lustro e questa cosa non fa che piacere perché mancava un sound così malinconico e allo stesso tempo d’impatto. Stiamo addosso a questa band, non si sa mai.
Autarch > Excession//Excision
(Tape/Vinile – The Plague of Man Records, Alerta Antifascista Records, Shove Records, Counteract Recordings, Chainbreaker Records)
Due tracce per circa 15 minuti di musica per gli Autarch, band americana in attività da oltre un decennio. Excession//Excision è stato composto in piena pandemia e i brani forti una enorme urgenza espressiva trasudano disperazione e risentimento. La materia trattata è un crust particolarmente “emozionale” dove oltre a sfuriate ritmiche tipiche del genere troviamo momenti di riflessione fatti di passaggi più puliti e meno caotici. Le voci colme di rabbia si intrecciano e tengono alta la tensione squarciando i raffinati passaggi strumentali che prendono il meglio da mostri sacri come i Fall of Efrafa. E proprio al ex front man della band inglese viene commissionato l’artwork che rende ancora più prezioso il raffinato vinile che esce in coproduzione con Shove Records, Counteract Recordings e Chainbreaker Records in Europa e The Plague of Man Records negli Stati Uniti (con l’edizione in cassetta disponibile da inizio anno). Fatelo vostro.
End/Cult Leader > Gather & Mourn
(Vinile – Closed Casket Activities, Deathwish)
Due gruppi la cui Arte risiede nel mettere in musica caos e disperazione, End e Cult Leader, uniscono le forze nel settembre 2022 per dare alla luce Gather & Mourn, una coppia di pezzi a band che meglio di così non potrebbero riassumere la furia degli artisti coinvolti. Oscure entità che vivono in quella zona d’ombra maledetta in cui il metal incontra l’hardcore, i Full of Hell i Converge, i nostri ricalcano in questo split le posizioni già assunte nei rispettivi LP: quello suonato è un crust bieco e selvaggio, intriso dal grindcore e dal metalcore come uno straccio su una ferita dal sangue. La prima parte, assegnata agli End, è ricca dei riff squadrati e dei breakdown spezza-ossa che rendono Splinters From an Ever-Changing Face un album così grande, avvicinando l’hardcore dei nostri a quello dei colleghi Gulch ma con qualche interessantissimo beat pseudo-elettronico. La diade di brani chez Cult Leader è ben più caotica e infida, intarsiata da un lavorio molto grind dietro le pelli che ha il compito di intarsiare le slabbrate linee di sei corde e il poderoso incedere delle vocals. “Long Shadows” e i suoi ritmi a tratti quasi black metal (mancava in effetti) chiudono un fantastico split, che potrebbe rivelarsi uno dei migliori lavori brevi dell’anno. Da recuperare assolutamente.
Encore Fou > Il Numero Undici (Remastere 2022)
(Vinile – Shove Records / Tape – Love Boat)
Unica, efferata manifestazione della formazione multi-regionale Encore Fou, Il Numero Undici torna in una versione rimasterizzata a ventidue anni dalla propria uscita, e si conferma (o si dimostra, per chi come me non ne conosceva l’esistenza) attuale come solo i grandi album di genere sanno essere. I toni generali del lavoro sono quelli dello screamo/emo-violence europeo, necessariamente figlio di quello americano ma indiscutibilmente separato da quest’ultimo nel piglio e nelle contaminazioni, di sguardo ben più ampio. Le chitarre tutte hardcore di “Uomo qualunque”, lo screamo vibrato e lacerante di “Terra” e “L’una o l’altra” non possono non rivelarsi per le madri e i padri che sono di grandi realtà italiane contemporanee come Storm{O}, Marnero, O… Il Numero Undici, lungi dall’essere definito un album seminale o caposaldo di genere, è manifestazione dell’anima diy che cerca di essere antitetica a ogni cosa alle origini dell’hardcore e del metalcore moderni, resa un po’ più apprezzabile grazie a questa nuova, interessante pubblicazione.
HerPoisonedVeil > Piledriver
(Digital – Autoproduzione)
Come in apertura di articolo con gli Among Light, anche in questo caso si parla di una demo risalente a diversi anni fa che è stata recentemente rispolverata. I Piledriver sono stati una formazione nostrana formata da David Cecchini (chitarra), Robertino Tiberi (batteria), Kevin Ceccarini (basso) e Antonino Sechi (chitarra e voce), e proprio quest’ultimo membro col suo progetto solista HerPoisonedVeil ha riregistrato i brani di una demo composta in passato. Nel disco coesistono momenti hardcore sfacciati e passionali con altri passaggi più melodici e dall’impatto meno irruento, i cui tratti malinconici purtroppo non riescono a lasciare particolarmente il segno. Al di fuori di queste digressioni prevalentemente concentrate nella prima metà dell’ascolto, la controparte hardcore è prevalente e il suo impatto appare molto più convincente. Brani come “Time to Hate” e “Theory of Chaos” coinvolgono facilmente, sono composizioni essenziali ma efficaci, che non nascondono dei sentori crossover thrash permettono di liberare sensazioni di rabbia e delusione. Non aspettatevi nulla di rivoluzionario o particolarmente sofisticato, ma recuperare questa realtà potrebbe rivelarsi interessante.