Il primo omonimo full-length di Selbst aveva presentato con molto interesse la one-man band, che si è dimostrata fin da subito una realtà da tenere sott’occhio nell’underground black metal. Il progetto è nato nel 2010 in Venezuela, per poi spostarsi in Cile, ma le origini sudamericane non influenzano la musica, che si discosta dal metal estremo tipico del continente, solitamente concentrato su una proposta grezza e schietta. In questo Relatos de angustia, secondo album del progetto, le atmosfere sono oscure e asfissianti, e segnano anche un netto cambiamento rispetto al debutto, dove il lato melodico era più centrale. I richiami ad altre scene come quella islandese e quella di varie nazioni europee sono vari ma mai dominanti, a confermare la poliedricità degli aspetti presenti nella musica di N, leader del progetto. Non a caso è arrivata la firma con Debemur Morti Productions, etichetta che in tempi recenti è stata numerose volte al centro dell’attenzione con release degne di nota, la cui lungimiranza è stata premiata anche in questo caso.
L’analisi del lavoro inizia da un aspetto centrale: quello dell’angoscia. Viene citata nel titolo (la cui traduzione è storie d’angoscia) per poi diventare realtà, trasmessa dall’artwork e dalla proposta musicale nel corso dell’ascolto. Lo scenario tipico del disco viene dipinto velocemente nella sua irregolarità e oscurità, con i primi pezzi che formano un crescendo spietato. Dopo una buona partenza si passa a “The Depths of Selfishness”, uno dei passaggi più memorabili: subito accattivante, con riff possenti e un cantato molto schietto e feroce. Di notevole fattura, tra l’altro, il cambio di registro nel finale, con la transizione verso un midtempo. Proprio questi piccoli cambiamenti, piazzati consapevolmente sia all’interno dei singoli pezzi che del disco intero, fanno una sporca figura. Il musicista passa senza problemi alle atmosfere tipiche delle band islandesi a dei brani a tratti irregolari e dissonanti in stile Deathspell Omega, e qui non si sente solo la capacità di alcuni colleghi di rilasciare lavori seminali, ma anche quella del musicista sudamericano di mediare tra vari elementi e aggiungerci del proprio. Si forma così una successione che non lascia scampo, e mostra come in questo genere ci si possa ancora muovere con originalità, senza per forza cadere nell’anonimato. Esempio delle capacità compositive di N, che racchiude la varietà del lavoro, è “The Weight of Breathing”, pezzo dalle melodie infauste in cui si fa notare anche un settore con il cantato in pulito.
Non c’è via di scampo dalle atmosfere del disco, riescono a catturare fin da subito e a rimanere costantemente evocative e affascinanti pur nella loro oscurità. Queste sette tracce formano uno dei migliori album genere usciti recentemente nella scena black metal, un lavoro tanto sorprendente (anche per la suddetta differenza rispetto al debutto, anch’esso ben riuscito ma basato su delle scelte stilistiche diverse) quanto valido. Una release che spiazza per l’estrema coesione che domina durante tutta la durata dell’ascolto. Da non perdere.
(Debemur Morti Productions, 2020)
1. Praeludium
2. Deafening Wailing of the Desperate Ones
3. The Depths of Selfishness
4. Silent Soul Throes
5. The Weight of Breathing
6. Sculpting the Dirtiness of Its Existence
7. Let the Pain Run Through