Una miscela entusiasmante di progressive roccioso e sperimentale abbraccia il tanto atteso ritorno sulle scene dei norvegesi Seven Impale. Il granitico percorso della band inizia a Bergen nel 2013 con un possente e autentico carisma musicale, il sound che viene fuori dalle prime registrazioni è prettamente tecnico e pesante, racchiudendo monumentali canzoni d’avanguardia ricche di stupore. In questo terzo album in studio dal titolo SUMMIT, prodotto per l’etichetta Karisma Records, va in scena un’affascinante storia d’altri tempi, nel quale il gruppo gioca su uno scenario brutale e vorticoso, lasciando un libero spazio a testi elaborati e contemporanei.
Un pianoforte morbido avvolge l’iniziale atmosfera di “HUNTER”, creando un soffice racconto antico e personale. A piccoli attimi la vibrazione aumenta di velocità, esplodendo in un tappeto delirante di distorsioni. La composizione mette subito in mostra il talento infinito di questi musicisti, che adorano sperimentare su strutture fuori dal tempo con quel tocco inquietante e oscuro. Sulla voce, infatti, il sistematico orizzonte del cantante avvicina tematiche progressive jazz simili alle cavalcate frenetiche di Frank Zappa, con una sensazione disturbante e caotica che porta la traccia alla follia più estrema. Con “HYDRA” invece il mosaico si colora di una vibrazione più lineare, nonostante il giro di chitarra ripetitivo e monotono. La canzone trasporta l’ascoltatore in un’atmosfera cinematografica, cavalcando un corposo giro di basso e il riff martellante che invita la linea vocale misteriosa alla conquista di una terra lontana. Il sax tenore geniale di Benjamin poi si libera in una sfrenata esibizione spaziale, chiudendosi in un dolore aggressivo e negli ultimi tre minuti si agita in una malinconia struggente. Infine troviamo una combo potente di sax e banjo, uno strumento stravagante che collabora alla perfezione in questo album. Nella penultima traccia, “IKAROS”, ci ritroviamo in una battaglia fumosa all’interno di un ambiente surreale: qui notiamo una struttura stupenda in perfetta simbiosi con i Van der Graff Generator. Il timbro anni Settanta spinge il gioco virtuoso del sassofono in un’energia intensa, toccando note e orizzonti doom metal moderni. Nel passaggio centrale viene lasciato libero sfogo alle ritmiche complesse del batterista Fredrik e al rombo aggressivo della distorsione, che conclude il pezzo in un rumore sordo. La fine del disco viene affidata ai tredici minuti spettrali di “SISYPHUS” durante i quali la voce calda di Stian Økland porta alla luce un’opera emblematica, che sprigiona un segnale interrotto e trasmette una forte emozione sensuale, arrestando l’insieme in modo trionfale.
Summit dimostra di essere un album allucinante e spettacolare, che la band porta nel suo apice massimo come simbolo di rinascita interiore.
(Karisma Records, 2023)
1. HUNTER
2. HYDRA
3. IKAROS
4. SISYPHUS