I russi Shokran, dopo due ottimi dischi come Supreme Truth e Exodus, sono chiamati ad una nuova tecnicissima fatica: Ethereal. Gli anni di gestazione sono stati tre, un po’ di più del solito a causa di piccole variazioni di line-up. Ad ogni modo finalmente possiamo sviscerare il loro ultimo disco.
Una voce epica accompagnata da vari suoni di sintetizzatore e orchestrali dà il benvenuto all’ascoltatore. Chitarre elettriche dal gusto progressive moderno si ritagliano subito il loro spazio con ritmiche al limite dell’impossibile sorrette da un’ottima sezione ritmica e dagli onnipresenti sintetizzatori. Il cantante Andrew Ivashenko dà un’eccellente prova canora sia per quanto riguarda le cosiddette voci sporche sia per quelle pulite. Ciliegina sulla torta i testi a volte paragonabili ad una narrazione interpretata molto bene a seconda della situazione musicale più o meno arrabbiata e squadrata. Molto spesso i riff sono debitori del djent a là Monuments, forse giusto un filo meno squadrati e ammorbiditi rispetto ai britannici. Molto interessante “Shadows”, condita da elementi elettronici che danno una marcia in più al loro sound, elementi tra l’altro presenti ovunque nel disco, molto di più rispetto al loro passato. Ammirevole il brano “Ascension” per quel basso ardito che strizza maliziosamente l’occhio al pop, mentre le chitarre di Demayenko devastano le nostre orecchie con un assolo che sa quasi di Dream Theater. Brano sicuramente insolito per i Nostri, caratterizzato soprattutto da suoni, appunto, eterei e paradisiaci. Dopo i primi ascolti dell’interno album però si percepisce che gli Shokran hanno cambiato qualcosa nella loro formula magica, con canzoni molto piacevoli e divertenti da ascoltare, ma dalle sensazioni totalmente differenti rispetto alle loro precedenti fatiche. Se vi aspettate la pesantezza moderna vi sbagliate, questo lavoro è più sentito ed introspettivo per certi versi, ma questo non vuol dire che sia eccessivamente melodico, anzi.
Ethereal per certi versi è stato una sorpresa, mentre per altri un po’ meno, ma comunque un bel disco da assaporare che probabilmente tutti gli amanti delle sonorità moderne potranno apprezzare. Come scrivevo poco sopra, però, non aspettatevi un Exodus 2.0.
(Autoproduzione, 2019)
01. Unbodied
02. Nature OF Paradox
03. Shadows
04. Ascension
05. Conquerors
06. Superior
07. Golden Pendant
08. Ethereal
09. Faces Behind The Stars
10. Destiny Crucified