A tre anni dalla loro ultima uscita, tornano alla carica i vicentini Sonum! Il loro disco precedente, Visceral Void Entropy, mi era piaciuto molto: un attacco frontale di tecnica, ferocia, tempi dispari, idee originali, e tanta ansia. Se non lo conoscete, andate a recuperarlo, perché ne vale proprio la pena, e già che ci siete, date anche un ascolto ai due EP precedenti. Se però proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo (o fare la punta al belino, in termini tecnici), l’unica pecca di Visceral Void Entropy è che il loro tecnicissimo death metal era forse un po’ troppo simile a quanto creato da quei mostri chiamati Ulcerate. Ma durante questi tre anni i Sonum sono cresciuti e maturati e, con questo nuovo lavoro intitolato The Obscure Light Awaits, sono riusciti a creare il loro personalissimo mondo, e hanno abbandonato il loro legame con il trio neozelandese, dimostrando una creatività ed una capacità tecnica e compositiva invidiabili. Rispetto al lavoro precedente infatti la tecnica ha lasciato spazio alle emozioni: canzoni che suonano un po’ meno complesse e più dirette, ma pur sempre iper-tecniche e -ovviamente – suonate in maniera superlativa. I Nostri sono solo in tre, ma suonano come se fossero in mille, data la ferocia, la bravura e la tecnica che dimostrano, senza contare la prova fenomenale del bassista e cantante Thomas, che davvero si supera e mette tantissima passione e pathos nelle canzoni, rendendole delle piccole gemme di ferocia.
The Obscure Light Awaits è un album veramente bello, e non sono riuscito a trovare niente che non vada in questo disco. Tra l’altro questo ancora una volta conferma che la scena estrema italiana è florida e ben nutrita, e che non ha assolutamente niente da invidiare al resto del mondo, anzi… Fare un’analisi delle dieci canzoni che vanno a comporre questo gioiello non avrebbe senso: l’album va ascoltato dall’inizio alla fine, senza soste e tutto d’un fiato, a partire dalla prima traccia introduttiva “Due to Inner Mess…”. Mi permetto però di segnalare un paio di pezzi che mi hanno veramente impressionato. “Famine” è bellissima, e dimostra che si può scrivere della musica estrema bellissima senza dover andare ai mille all’ora. La mia preferita dell’intero album è sicuramente “Trapped in the Labyrinth of Aberration”: traccia veramente epica e quasi malinconica, con intrecci di chitarra bellissimi e accorgimenti che rivelano strati e strati di idee che vanno a completare la canzone, come un pittore potrebbe fare con i colori quando crea le sue opere (scusate il momento emo). E dato che parliamo di epicità, allora devo per forza citare “Ad Mortem (Iter Est)”, che si anniderà nella vostra testa per giorni e vi ritroverete ad urlare “Ad Mortem!!” nei momenti meno opportuni. Come però dicevo poco prima, il disco va ascoltato per intero, fino alla conclusiva “Deliver Us (Final Trip)”: quasi dieci minuti di tutto il meglio che il death metal ci può dare, in unica e bellissima canzone.
Quando un album è bello, le parole sono spesso inutili, e dovrebbero lasciare spazio alla musica. Quindi fatevi un favore ed ascoltate questa perla di estremo. Grandissimi Sonum, sicuramente uno dei dischi dell’anno per quanto mi riguarda!
(Dusktone, 2025)
1. Due to Inner Mess…
2. In This Void We Dwell
3. Famine
4. Trapped in the Labyrinth of Aberration
5. Ad Mortem (Iter Est)
6. Beyond the Gate…
7. The Obscure Light Awaits
8. Nobody is Innocent
9. Messenger of Cosmic Dread
10. Deliver Us (Final Trip)8.5