Stando alla retorica più abusata ed al buon senso comune in ambito musicale, il terzo album, per una band, è sempre quello della maturità, quello nel quale si affinano le armi, ci si muove su sentieri già battuti e su soluzioni già adottate per creare un sound il più possibile unico e personale.
Obliteration from Beyond degli abruzzesi Spermbloodshit è, in effetti, anche questo, nonché una di quelle chicche inattese che l’attivissimo underground grind nostrano potrebbe regalare, giungendo ai suoi apici, in questo 2016 appena sbocciato.
Il nuovo full length del powertrio nato da una costola degli epici goregrinders Bestial Devastation uscirà ufficialmente nei primi giorni di febbraio e per GOTR non può che essere un onore parlarne in anteprima. Si sa, il mondo grindcore, per quanto infermabile a livello di band, è particolarmente sonnolento e poco ricettivo in termini di fans e supporters (i classici personaggioni che si lamentano per il fatto che “non c’è mai un cazzo”, “non esiste una scena” e via dicendo e poi li vedi solo quando suonano i Napalm Death e, se proprio va bene, i Cripple Bastards…), soprattutto in Italia – ma vabbè, è inutile fermarsi su discorsi già sentiti, sparando sulla Croce Rossa. L’invito, quindi, che vorrei fare a tutti coloro che si proclamano aficionados del genere è dare una possibilità a questo combo, attivo dal 2007, da sempre animato da sonorità che, malgrado il nome ultra-gore, strizzano molto l’occhio ai Nasum e da lyrics e titoli demenziali (divertenti e riuscite le allusioni all’immaginario di South Park nelle loro primissime uscite! NdR), il quale, con Obliteration from Beyond, sembra proprio aver raggiunto la propria maturità.
Innanzitutto dal punto di vista concettuale/lirico: mollata, infatti, (temporaneamente?) la vis demenziale/umoristica/black humour/da effettacci splatteroni che da sempre li ha contraddistinti, nel nuovo disco, gli Spermbloodshit si lanciano in un concept che omaggia il Maestro John Carpenter e la sua Trilogia dell’Apocalisse, con testi decisamente più ricercati, descrittivi, ma comunque criptici e perversamente metaforici. Dal punto di vista musicale, gli ingredienti sono quelli già noti: il riffing e le atmosfere sono, infatti, sono quelle degli ultimi Nasum, ma corredati da suoni rocciosi (forse talora un po’ troppo downtuned e plasticosi, specie per quanto riguarda le chitarre: ciò, comunque, non minaccia, anzi, in un certo senso, rende particolare l’atmosfera del disco), artificiosamente potenti e studiati, nonché da arrangiamenti e momenti death-grind molto vicini a certi Exhumed. La batteria è pressoché un no-stop-blast-beat che molto ricorda Longhena dei Gridlink (per quanto le attitudini, le finalità e le sonorità della band nippo-americana siano decisamente differenti; n.d.R.), soprattutto nell’intento d’essere sempre sul filo del rasoio e non mollare mai il tiro, menando secco e in maniera costante, a tutta birra, come una locomotiva che attraversa inesorabile il deserto del Far West inseguita da un mucchio di apache incazzati. Lo scream di Alessio, poi, si fa sempre più ruvido ed abrasivo e talora raggiunge timbri thrashy, a metà fra un Tom Araya in anfetamina e i vocalizzi degli Strong Intention, così come le soluzioni musicali, le quali, per quanto monolitiche e costanti, riescono sempre a provocare la voglia d’un sano headbanging e ben si sposano col mood malato del concept alla base del disco.
Trovare una song che emerga fra le altre, come spesso accade negli album che cercano di raccontare una storia, tributando un certo immaginario, non è semplice: è decisamente uno stream of consciousness di violenza inesorabile e, beh, tutti gli ingredienti che l’amante del grindcore apprezza sono sempre presenti.
Sarebbe davvero un peccato, soprattutto per noi italiani, attendere l’ennesimo hype dall’estero, quando dal nostro Bel (?) Paese è pronta ad uscire uno di quei dischi che potrebbero essere una delle sorprese più piacevolmente inattese dell’anno… Consigliatissimi dal vivo, fra carisma, simpatia e veraci mazzate.
Come dal 2002 in poi coi Bestial Devastation, dall’Abruzzo, solo garanzie in ambito grind. Complimenti.
(Coyote Records, 2016)
1.Outpost #31
2.The Sub-Zero Menace
3. From Imitation to Infection
4. Trust No One
5. Purification by Fire
6. The Anti-God Awakens
7. Pre-biotic Fluid
8. The Chosen One
9. Demonic Possession
10. The Mirror
11. The Feeding
12. Hobbs End Horror
13. Homecoming
14. A Rotten Way To End It