
Questo disco fa male. Molto male. Vi avviso sin da ora, c’è da bruciarsi vivi durante l’ascolto. Gli STOMACH sono un duo americano composto da John Hoffman (Weekend Nachos), batteria e voce, e Adam Tomlinson (Sea Of Shit e Sick/Tired) alle chitarre. Hanno debuttato nel 2023 con PARASITE, un primo vagito che già profetizzava tutto il loro potenziale. LOW DEMON è un manifesto di sofferenza, l’ascolto provoca rifiuto e dipendenza, rende l’ascoltatore inerme di fronte alla fine del mondo. Il noise rock del duo è insudiciato da ingerenze industriali, il drone è un ospite che si piazza in casa, non invitato, e non c’è modo di scacciarlo. Nel tempo in cui il disco scorre ecco che tutto un immaginario da incubo germoglia davanti ai nostri occhi. Le sessioni di ascolto diventano brutali sedute di autoanalisi, un esorcismo, un tentativo di ipnosi dai risultati nefasti, un’apocalisse emotiva che lascia sfibrati, denutriti, totalmente svuotati di ogni linfa vitale.
Il primo brano, “DREDGED”, è sostanzialmente una intro di quattro minuti abbondanti composta da soli riverberi e fischi di chitarra. La batteria entra molto più in là, sporadici colpi sulle pelli che scandiscono un incedere decadente e brutale. Il noise e il drone, si è già detto, ma qui le note sulfuree sono accenni concreti di amori mai sopiti per il doom, scuola americana ovviamente. La successiva “BASTARD SCUM”, grazie ad una durata doppia rispetto all’opener, si sviluppa in tre momenti. Nel primo, il più lungo, dove Hoffman vomita le sue aspre liriche con una timbrica non particolarmente originale, le linee vocali puntellano tutto l’arco chitarristico. Lo sostengono, lo esortano, lo seducono, lo fottono. La seconda parte è circolare, ricorda le atmosfere di “DREDGED”, e questo continuo rimandarsi ai vari brani del disco è impeccabile nel creare l’effetto “centipede“, il disagio che entra in un loop, la stanza imbottita sempre più stretta. “BASTARD SCUM” chiude con una terza frazione che non ti aspetti, una coda strumentale che presa singolarmente è qualcosa di non accostabile al resto del brano, pur mantenendo vive quelle sensazioni malsane che tanto ci piacciono. Gli STOMACH sono abili nel giostrare tra diversi generi stando attenti a non farsi schiacciare dagli stessi. Prendiamo “GET THROUGH WINTER”, una canzone bipolare, con una continua alternanza tra parti lente ed asfissianti e altre più veloci, dove il grindcore entra violentemente in gioco. Il risultato finale è gradevole perché non ci sono strappi, non risulta sfilacciato, ha tutto un senso. “OSCILLATE” già dal titolo lascia intuire cosa andremo a sentire; prima parte sparata a cannone, il noise qui è un’arma di distruzione di massa, andando a sfumare in una seconda parte molto più rallentata e atmosferica. Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma, citando il sommo poeta Mario Brega. La chiusura dell’album è affidata alla suite “SHIVER // DRAFTS”, un balenottero di 17 minuti, una vera e propria Odissea per le orecchie, dove la lunga seconda parte, tutta strumentale, ripetitiva, martellante, con un riff sporco, basico, che perpetua il disagio, che provoca torpore, ci accompagna verso l’uscita di un dedalo che, amara e logica conclusione, non ha via di fuga.
Si può soltanto tornare indietro, rimanendo rinchiusi per sempre nel mondo malato di John Hoffman e Adam Tomlinson, profeti della rovina umana, spacciatori di sporcizia e paranoia. Lasciatevi annichilire, che tanto, dai, cosa vi resta di meglio da fare?
(Hibernation Release, 2025)
1. DREDGED
2. BASTARD SCUM
3. GET THROUGH WINTER
4. OSCILLATE
5. SHIVERS // DRAFTS


