Dieci anni e quattro album dopo la loro fondazione i belgi Stories From The Lost sono riusciti in un obbiettivo per nulla scontato: trovare la propria identità, il loro stile prediletto con cui sono stati capaci di esprimersi al meglio. Non è stata una ricerca facile dopo gli alti e bassi dei primi lavori, che hanno definito la loro evoluzione col tempo fino ad arrivare a questo Alternate Endings, uscito nel dicembre del 2020 per Dunk! Records. Inizialmente dediti a un post-metal strumentale, il loro mutamento non è solo stato segnato dall’implementazione del cantato negli ultimi due dischi, ma anche dall’avvicinamento verso un doom metal dalle atmosfere oscure che in questa sede assume per la prima volta un ruolo centrale. Proprio così il quartetto supera le incertezze che si era portato dietro con i precedenti due lavori, non dando continuità all’interessante debutto For Clouds, uscito nel 2012.
L’opener “The Concept Called God” si può interpretare come la chiusura della fase di transizione i cui primi sentori si potevano sentire in Exoplanet. Le sue influenze vengono mantenute, come le fondamenta post e l’importanza dei sintetizzatori, centrali in certi passaggi, ma viene donata alla proposta un’atmosfera più inquieta. Il clima è tenebroso e con il succedersi dei pezzi è sempre più avvolgente, arrivando a ricordare, anche abbastanza vistosamente, i classici del doom quali i My Dying Bride, com’è chiaro anche dalla seguente “Of Savage Seas”. Un valore aggiunto è donato dalle parti vocali, dinamiche e sempre un tassello fondamentale per la riuscita dei brani anche per la maestria con cui vengono gestite le transizioni dal growl al pulito, con momenti in cui più trame si intersecano tra di loro. Anche le tematiche trattate contribuiscono al marchio tetro dell’album, e sono una caratteristica ben legata alla controparte musicale, che come vedremo saprà spaziare, non stravolgendo lo stile del quartetto ma perfezionandolo, donandogli un’indole più spiccata e atmosfere più dense. Nei testi si parla della sterilità delle leggende e dei punti di riferimento del passato, con la forza e la sicurezza che dovrebbero trasmettere che vengono a mancare, sempre più irraggiungibili e utopiche. Ma si arriva a una rinascita, girando pagina e iniziando a focalizzarsi sul presente, senza dipendere esclusivamente da ciò che l’ha preceduto. Questa metamorfosi si vive anche nella musica della formazione belga. L’atmosfera del disco rimane attaccata alle tenebre, a un costante grigiore, ma gli ultimi pezzi crescono d’energia, più movimentati e meno angosciosi rispetto alle prime composizioni.
In questo limbo a metà tra il doom metal e il post-metal variegato che ha caratterizzato i loro precedenti lavori senza lasciare mai il segno con determinazione, finalmente gli Stories From The Lost hanno trovato modo di esprimere il loro potenziale. Con “Coma Vault” e “A Beautiful Downfall”, che racchiudono le molte sfaccettature presenti nell’ascolto, si conclude un disco chiave per la carriera della band. All’interno di Alternate Endings ogni elemento dice la sua, e si crea un equilibrio in cui gli scenari decadenti non prendono il sopravvento, ma si intersecano alle caratteristiche che la band belga aveva già messo in scena con le precedenti fatiche.
(Dunk! Records, 2020) 1. The Concept Called God
2. Of Savage Seas
3. The Smell Of Rain
4. The Watchmaker
5. Raven’s Misanthropy
6. I, Lithopaedion
7. Coma Vault
8. A Beautiful Downfall