Se questo fosse il migliore dei mondi possibili, come suggerito dall’adagio di leibniziana memoria, non sarebbe necessario aggiungere dettaglio alcuno accanto al nome degli Storm{O}, formazione essenziale nell’ambito dell’hardcore italiano. Non sarebbe necessario dettagliare come dischi del calibro di Ere e Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso riescano nell’intento di coniugare un’attitudine incredibilmente punk e coriacea – suonata con una verve tutta metal – con delle aperture melodiche incisive ed indimenticabili, in grado di penetrare pelle e sangue dell’ascoltatore, per insinuarvisi in eterno. Soltanto questi pochi tratti basterebbero a giustificare come la release di Finis Terrae avrebbe dovuto essere l’evento più atteso di chiunque abbia una certa consuetudine con il genere frequentato dai bellunesi.
Confini, mentali e non: questo il nucleo tematico attorno al quale si avviluppa, sin dal titolo stesso, Finis Terrae. Barriere psicologiche più coriacee di mura rivestite di filo spinato e sorvegliate a mano armata, frontiere reali che tuttavia non sono che radicate in quel fastello di aggressività ed istinti animali in cui, in qualche modo, la natura stessa dell’homo sapiens emerge per farsi razionale. “Siamo costantemente alla ricerca di confini, ne creiamo dove non ci sono. Alla stessa maniera in cui gli antichi concepirono il finis terrae, limite ultimo del mondo conosciuto laddove non vi era più nulla da conquistare, alla stessa maniera noi escludiamo dalla nostra esistenza ciò che non possiamo comprendere, controllare e dominare”: così la band dettaglia ulteriormente, sui propri canali ufficiali, la riflessione che muove le corde e le pelli dei Nostri. Un messaggio che dunque non può che parlare alla nostra contemporaneità, al male che si incarna nel dettare pastoie al proprio io – laddove la stessa presunzione di avere un’identità predeterminata ed immutabile è essa stessa il cuore della psicosi. Tale asperità concettuale trova il proprio contrappasso in un ordito strumentale che lascia pochissimo spazio alle aperture melodiche che abbiamo visto sinora punteggiare la trama plumbea del wall of sound messo in campo dalla band. Se difatti si eccettua la splendida “Niente”, attraversata da clean vocals in sottofondo e sfoggiante una partitura maggiormente ariosa e riflessiva, Finis Terrae è il prodotto più aggressivo ed oscuro ideato dagli Storm{O}. I brani dal minutaggio agile che compongono i 27 minuti totali del full length scorrono fulminei e micidiali: non sbagliava la band nel definire la bellissima “Tempi Morti” – scelta come singolo – particolarmente emblematica del sound che avremmo riscontrato nel corso dell’ascolto. Ciò tuttavia non implica, come saremmo portati a pensare, che le tracce risultino poco studiate o definite: tutt’altro, il genio della formazione risplende in intuizioni efficacissime e sequenze in grado di marchiare a fuoco la mente di chiunque ne fruisca. Basti pensare all’incedere accattivante di “Ho Chi Minh” o alla tensione drammatica insita in brani come “Lascito” e “Metropoli”. Dal punto di vista più propriamente testuale, i Nostri perpetuano la scelta di ricorrere a testi brevi ed ermetici, non organizzati entro la consueta struttura strofa/ritornello bensì costituiti da un continuum narrativo in cui le frasi maggiormente incisive sono ripetute più volte. In tal modo la parola è totalmente al servizio delle esigenze espressive del musicista, la lama con la quale egli lacera a fondo il fitto fondale imbastito da chitarra e batteria per soddisfare la propria urgenza comunicativa.
Finis Terrae ci riconsegna dunque gli Storm{O} nel consueto stato di grazia compositivo. Se volessimo, per amor di critica, trovare una qualche sorta di pecca nel platter, sarebbe probabilmente la maggiore monotonia della prova al microfono rispetto ai lavori precedenti; il rabbioso incedere che plasma le composizioni lascia difatti poco spazio alle tonalità emotive riscontrabili in prove come Ere. Trattandosi tuttavia di una scelta indubbiamente funzionale ad un’attitudine, per certi versi mutata, nei confronti della propria creazione, può esser ritenuta un vero e proprio difetto sino ad un certo punto. Non resta dunque che far vostra senza dubbio alcuno questa produzione, in grado di far felici tanto i fan della band tanto chi desideri avvicinarvisi per la prima volta. E dal momento che gli Storm{O} fanno della sede live un’estensione cospicua della propria poetica, vi invitiamo a vederli e supportarli anche in tale veste.
(Moment of Collapse Records, Skeletal Lightning, To Lose La Track, Shove Records, Pundonor Records, Left Hand Label , Zegema Beach Records, 2019)
1.Trema
2.Tempi Morti
3.Movente
4.Rilievo
5.Ho Chi Minh
6.Vetro
7.Progresso
8.Metropoli
9.Respiri
10.Lascito
11.Interludio
12.Niente