Nello stesso modo in cui uno scrittore mette nei propri libri, romanzi o poesie la propria visione del mondo nella maniera che più gli si confà, gli Strebla, band post-hardcore/noise rock pugliese, con Cemento inceneriscono il presente come lo conosciamo oggi: un vero e proprio album punk (e non solo), sotto il punto di vista aspramente critico nei confronti del mondo in cui viviamo, vecchio stile nell’aggressività ed allo stesso moderno nei suoni e nel pensiero. Dove l’Italia è sempre meno un paese per giovani, specie nel mondo del lavoro, nella musica indipendente ed underground chiunque può ancora dire la propria, chiunque può liberarsi dalle macerie del proprio passato e ricostruirsi un presente ed un futuro ed è esattamente questo che il collettivo barese si pone come obiettivo: una critica distruttiva della società odierna, nel senso stretto del termine, ma costruttiva nella volontà di vivere in un posto migliore, proprio come esprime chiaramente il connubio musica-testi. Cemento è una boccata d’aria fresca, un pugno devastante nei denti dell’ascoltatore (ma anche nelle orecchie), trenta minuti distruttivi che rendono questo disco la cosa più interessante con cui sia entrato in contatto quest’anno.
È necessario mettervi al corrente che questo disco è il debutto discografico dei nostri che, nonostante la giovane età anagrafica, assomigliano più ad un gruppo affermato che a dei ragazzi alla prima pubblicazione. Si respira underground ovunque ascoltando questo album, partendo dalle volontà chiare e nette di seguire quel caro principio del DIY che ultimamente sta tornando tanto in voga (e meno male). È grazie a questo modo di vedere la musica che alcune band locali riescono ad emergere ed a farsi conoscere per quello che sono, senza alcun mediatore tra la propria vena artistica ed il prodotto finito. La scelta dei sample inseriti in Cemento delinea ancora di più la chiarezza degli Strebla nell’indicare il proprio pensiero, la propria strada, il proprio percorso musicale assolutamente personale all’interno di quello che è il panorama musicale underground italiano.
È giusto coprire d’incenso brani come la title track, “Atrocities”, “Decapito” che, secondo chi scrive, è il vero e proprio gioiello del disco nonché il brano più vario dell’intero lotto, “Tra le dita” ed “Houdini” che con la ending track (puro rumorismo quasi harsh noise ricolmo di sample), chiarifica quanto questa band brilli di luce propria, nonostante i generi su cui getta le proprie basi, siano nati ormai più di cinquant’anni fa. La scelta dei suoni così cupi ed oscuri, le vocals già straziate in partenza a cui è aggiunta una sana dose di distorsione, la batteria martellante, le chitarre acidissime, i synth stordenti ed il basso tagliente ed onnipresente, pone gli Strebla su un piano superiore rispetto a molte altre band con una carriera ben più lunga e con più release alle spalle. Il mondo del collettivo punk barese ha finalmente depositato il proprio primo interessantissimo tassello che fa del post-hardcore e del noise rock la propria base di partenza senza disdegnare sfuriate di puro grindcore e momenti che strizzano l’occhio a certo sludge metal più atmosferico.
L’Italia, anzi, la musica ha bisogno di band così e noi, sicuramente, continueremo a seguirli con grandissimo entusiasmo ed attenzione.
(Vollmer Industries, Rodomonte Dischi, The Ghost Is Clear Records, troppistruzzi, 1a0, Zero Produzioni, BAx HCx – Hardcore Punk Against Racism, HÏR, 2021)
1. Cemento
2. Carne
3. Rag
4. Atrocities
5. Someone Locked The Door
6. Decapito
7. Tra Le Dita
8. Fatti d’Arme di una Guerra Senza Fortuna
9. Houdini
10. _