Dei SunnO))) sarebbe anche inutile discutere. Si potrebbe sì argomentare e argomentare per ragionevoli infinità temporali, ma ormai si è già detto tutto di tutto. La sintesi in verità, risulta abbastanza semplice da estrapolare, con un basso rischio di propagazione d’errore. I SunnO))) sono finalmente ascesi al livello in cui se ne può parlare solo in due differenti maniere: o spasmodicamente entusiasti o sfegatatamene ammorbati. Tra queste due versioni di opinioni, caso strano, nettamente opposte e quasi perfettamente specchiate, si erge timido qualche volta il parere di chi non stravede per i due americani al punto da stracciarsi le vesti, o da riscoprire chissà quale fede ai “concerti” degli stessi ma che, d’altra parte, non riesce a non riconoscerne l’estro artistico. Basta fare qualche passo indietro di qualche anno per ricordarsi di come, dopo le entusiasmanti celebrazioni dell’album simbolo, Monoliths and Dimensions, si sollevarono le indifferenze più sbadiglianti per quell’autentico gioiello d’eleganza sopraffina che fu Terrestrials, mentre i più si riscoprirono attendibili esperti della carriera del duo più lento d’America (in senso positivo ovviamente), così come indiscussi esperti di gusto del vero drone per il criticato, ma, di fatto, opera unica in mezzo ad un mare di poca e veramente noiosa sperimentazione, Soused (RIP Scott Walker), e poi rimanere di per sé neutrali per la peculiare evanescenza di Kannon. Indubbiamente coi SunnO))) non ci si annoia neppure analizzandone un po’ gli effetti sulla platea. Al netto di tutto si può asserire, con piena pace d’animo, che il livello d’iconicità dei SunnO))) non solo è indubbiamente meritato, magistralmente giocato per certi versi, ma è anche un ripagare la dedizione e la costanza nel rimaneggiare continuamente un territorio aspro e, nonostante tutto, ancora così incolto come lo è il drone.
Perché effettivamente, cos’è il drone? Tutto e nulla. Se ne parla sempre quando l’iconico O))) fa la sua apparizione, e lo stesso simbolo, pronunciato ma mai da pronunciare, ne è diventato volente o nolente il simbolo, quasi generazionale, acclamato tale da un silenzioso voler di popolo. I SunnO))), di conseguenza, si sono ritrovati profeti di un messaggio musicale in realtà preesistente, ma cui la maggior parte degli ascoltatori non ha mai voluto avere vera memoria.
Per quanto costoro possano essere criticati, resta comunque fisso un concetto, sicuramente non per i non avvezzi all’ascolto attento o veramente sensibile della musica non musica, che è quello di un voto mai pronunciato alla volontà di non ripetere mai una formula, per quanto questa venga in realtà sempre riutilizzata ma sempre riarrangiata. Perfetto esempio di questo è l’ultimo uscito, il malinconico e solitario Life Metal, cui già si è ampiamente discusso in precedente sede. Oltre al soggetto in questione ecco che mesi dopo compare un fratello quasi bastardo, tardivo ma coevo, uno spurio cui viene riconosciuta dignità come al primogenito, e nel frattempo già immaginato non figlio unico. Pyroclast viene presentato come ultimo parto, ma ultimo s’intende solo relativamente all’ordine di pubblicazione. Terminologicamente parlando, il titolo fa riferimento alle rocce sedimentarie prodotte esclusivamente a partire da materiale vulcanico, forse a riferimento di un processo che ha preso forma col fluire lento ed inesorabile della creatività dei nostri. Paragone che pare piuttosto calzante dal momento che Pyroclast è stato registrato in 4 sessioni da 11 minuti circa dopo ogni registrazione di Life Metal, seguendone formalmente lo stesso approccio, analogico invece che digitale, stessi personaggi presenti e coinvolti, ma con un sapore nettamente più d’improvvisazione. Se Life Metal ha un’identità decisa e ben delineata, poiché di per sé ben concepito dal punto di vista compositivo ed ideativo, il gemello ha un’altrettanta forte identità, come di un macilento e pachidermico incedere (e che novità direte voi che, forse, leggete) con la stessa alternanza dei ruoli di Anderson e O’Malley. Questi ultimi variano difatti a turno la parte di vera sperimentazione sui droni musicali dell’altro, con i contributi di tutti gli altri presenti. Il risultato è un amalgama vulcanico, non così denso come da tradizione – ma ricordiamo che è una tradizione di per sé morta 11 anni fa – con una componente eterea dove si perdono i singoli contributi. Questi ultimi non sono schiacciati per errore o in virtù di chissà quale defezione, ma scomparsi per abilità e creatività. Si tratta di svariati intarsi che addetti ai lavori sapienti sanno amalgamare nel frattempo dell’esecuzione, riuscendo in intenti allora quasi fantascientifici, come una stratificazione sonora murale in presa diretta, con una coerenza notevole.
Certo, un carattere chiaro lo si riconosce a Pyroclast in funzione del gemello fraterno Life Metal, che, anticipandone la rivelazione al mondo, indubbiamente lascia il germe tonale più incisivamente di quanto possano fare le tonalità indicate espressamente dopo ogni titolo di quest’ultimo. Cambia la forma d’espressione, cambia la registrazione, cambia il fine e cambia la forma. Viene di nuovo sdoganata la forma concettuale per tornare su terreni d’improvvisazione che però, a loro volta, vengono sopraffatti e stuprati in una monotonia e coerenza d’antitesi. Non può non sovvenire sotto sotto il dubbio però il sentore che vi sia alla base una mossa astuta. Certo, non è da tutti pensare di improvvisare dopo sessioni di registrazione senza dubbio intense su altrettanti intesi minuti di monotonia. Certo, pubblicare questi esperimenti non viene per forza in mente a chiunque, specialmente sotto forma di album vero e proprio. Certo, già sperimentare di fondo oggigiorno è quasi un miracolo per nomi così rilevanti. Però, e c’è il però, un po’ ci si chiede se non si sia pubblicato e dato in pasto al pubblico un mero esercizio, non didattico ma giovale, senza avere poi così tanto da dire. E’ un lavoro la cui personalità si difende senza problemi, sia chiaro. Come già accennato è impossibile trovare un lavoro uguale all’altro nella discografia dei Sunn O))), e Pyroclast non inverte certo tale tendenza. I più smaliziati non possono non restare perplessi dinanzi una promozione così massiccia. Mantenere tali capacità, così come collaborazioni del calibro di Hildur Guðnadóttir, resta cosa da pochi e per pochi. A proposito, mai respirata una frequenza?
(Ideologic Organ Music (SACEM), Sabbath Rehash (BMI))
1. Frost (C)
2. Kingdoms (G)
3. Ampliphædes (E)
4. Ascension (A)