Seconda opera per i bresciani Sunpocrisy, campioni nostrani di un death-prog assai evoluto che gioca tra melodie che ricordano i tedeschi The Ocean – quelli della prima parte di carriera, perlomeno – ed il post-rock barocco, coltissimo dei Red Sparowes; nei momenti più marziali, persino i Gojira. Queste le coordinate principali di Eyegasm, Hallelujah!, seconda opera dei Nostri, ma che valgono davvero solo come riferimenti per il lettore che non conosca già la band lombarda: un gruppo di musicisti che ha ormai raggiunto una tale personalità ed eclettismo da rendere limitante qualunque paragone.
Il disco regala un caleidoscopio di melodie, varianti ritmiche ed emozioni molto frastagliato; eppure mantiene un’omogeneità di fondo che consente di gustare appieno, senza mai annoiarsi, i suoi settanta minuti. Tutti questi elementi sono condensati già nell’iniziale “Eyegasm” e nella successiva “Mausoleum of the almost”; ma l’apice si raggiunge nella splendida “Eternitarian”, autentico manifesto degli attuali Sunpocrisy. Più martellante “Gravis Vociferatur”, il pezzo più pesante dell’album, mentre “Festive Garments” opera un crescendo una volta tanto lineare, con un inizio quasi meditativo prima dell’inevitabile esplosione death-prog. Inutile sottolineare l’abilità tecnica e compositiva dei sei ragazzi lombardi: gli arrangiamenti, curatissimi, non lasciano nulla al caso, ed in particolare sul piano ritmico raggiungono una complessità davvero degna di nota. Ottima la prova vocale affidata a Jonathan Panada, sia nelle parti pulite che in quelle più aggressive. Merita infine menzione il ruolo di Gabriele Zampieri e Stefano Gritti, rispettivamente basso e synth/tastiera, ben presenti ma mai invadenti, efficaci nell’arricchire (ulteriormente) il pantone sonoro della band.
Eyegasm, Hallelujah! è una di quelle opere assai esigenti verso l’ascoltatore: difficile goderne dandovi un ascolto distratto, e tantomeno senza avere un orecchio ben allenato. Tuttavia, è come detto un disco godibilissimo, che riesce a non annoiare nonostante la sua complessità e la sua durata. Rispetto al primo (anch’esso notevole) full-length Samaroid Dioramas, i Sunpocrisy fanno un passo in avanti verso un suono maggiormente sfaccettato, diciamo verso il prog ed il post-rock, riuscendo tuttavia a non perdere in potenza e brutalità. Dietro un titolo esteticamente discutibile, si nasconde insomma un disco assolutamente da ascoltare.
(Drown Within Records, Dullest Records, Shove Records, WOOAAARGH, 2015)
1. Eyegasm
2. Mausoleum of the Almost
3. Transmogrification
4. Eternitarian
5. Of Barbs and Barbules
6. Kairos Through Aion
7. Gravis Vociferatur
8. Festive Garments
9. Hallelujah!