Chi negli anni 90 seguiva le gesta delle band che di cimentavano nel così detto college rock, come ad esempio i Pavement, si ricorderanno certamente dei Superchunk, quartetto del North Carolina dedito ad un alternative rock rumoroso, ruvido ma al tempo stesso molto delicato e malinconico. A ventotto anni dal loro esordio esce il loro nuovo lavoro intitolato What a Time to Be Alive, l’album contiene undici brani che potremmo etichettare sostanzialmente come un punk rock puro, melodico e diretto.
Il tempo ha smussato energicamente il suono grezzo e pessimista del periodo grunge di Foolish (1994) per aprirsi a dei powerchord veloci, distorti, ma dal suono più cristallino che vanno ad innescare graziose melodie e ritornelli ficcanti anche se forse un po’ troppo tradizionali. Tra i brani più convincenti segnaliamo “What a Time to Be Alive” che dà il nome all’intero album, “Reagan Youth” ed il primo singolo estratto “Erasure”, tre esempi perfetti di come i Superchunk riescono a miscelare al meglio le melodie pop, grazie anche alle belle voci di Mac McCaughan, leader del gruppo, e della bassista Laura Ballance, ad un punk energico e gagliardo.
Probabilmente non ci ricorderemo a lungo di questo What a Time to Be Alive, ma dobbiamo ammettere che è un’opera sincera, suonata bene che si fa benvolere ed a cui gli amanti dell’alternative rock novantiano devono dare almeno una possibilità.
(Merge Records, 2018)
1. What a Time to Be Alive
2. Lost My Brain
3. Break the Glass
4. Bad Choices
5. Dead Photographers
6. Erasure
7. I Got Cut
8. Reagan Youth
9. Cloud of Hate
10. All For You
11. Black Thread