Fa sempre un immenso piacere poter riconfermare la volontà di crescere di un progetto musicale, di non volersi adagiare su schemi precostituiti o su facili vittorie. La morale della musica più bella e a noi più cara c’insegna che l’imprevedibilità di un progetto è ciò che lo renderà caro al nostro ricordo, ancor di più se con risultati apprezzabili. A tal proposito ammettiamo con orrore di esserci dimenticati di una chicca tutta belga e noise, ovvero gli Svin. Incontrati l’anno scorso con l’omonimo disco, si ripresentano sulle pagine di GOTR col loro quarto album e, credeteci, c’è di che sorprendersi.
Conosciuti come un gruppo che ama sperimentare, i confini dei Nostri risiedevano in innesti dissonanti e cacofonici su strutture noise dal piglio avantgarde e ribelle, mentre col presente Missionær ci ritroviamo tra le mani il loro lavoro al tempo stesso più quadrato ma anche più anticonformista (secondo i loro standard). Si abbandonano le velocità che caratterizzavano Svin e si entra in un calderone che mischia poliritmie (“Færgen Ellen”) con sorprendenti momenti di nu-jazz nevrotico ma rilassante (“V”), passando addirittura per atmosfere droneggianti (“Japser”) ed allucinanti pattern poligonali in 8-bit.
Facendola breve: gli Svin hanno destrutturato la propria proposta musicale antecedendo alla loro nevrosi musicale un imperante adagio che permea ogni singolo passaggio di questo quarto lascito. Vi sono chiaramente momenti più allegri (l’orientaleggiante ed impronunciabile “Kirkeorgelsafrikaner”) a fronte di altri altrettanto inquietanti, e i belgi sono sufficientemente bravi a non ripetersi mai nelle varie canzoni. Una sorpresa notevole che va seguita con attenzione.
(Pony Rec, 2016)
1. Dødskontainer
2. Færgen Ellen
3. V
4. Jasper
5. Kirkeorgelsafrikaner
6. Stella