In fondo sì, seppur con un po’ di faccia tosta, si può dire che il mercato musicale stia pian piano mutando in una fast food industry. Tra proposte semplificate, condensate, patinate e ben abbellite dalla mega-label di turno, a tratti, si ha l’aria di perdere quel gusto autentico, quel sapore di vero che la musica dovrebbe essere nientemeno che la prima a trasmettere. Che si stia perdendo la concezione di “veicolo artistico”? Forse. Forse proprio ora più che mai.
Ma, come in ogni fiaba dei tempi moderni che si rispetti, bisogna lasciare spazio all’elemento risolvente; l’eccezione che conferma la regola, se si preferisce.
Tre ore, tre dischi in uno per tre anime diverse di una band estremamente sfaccettata. Questa in pillole la nuova creatura partorita dalla realtà finnica Swallow The Sun; un progetto estremamente ambizioso, dal chiaro intento di ridare alla musica quel sentore di vero di cui sopra. Ambizioso sì, rischioso senza dubbio, ma dannatamente soddisfacente.
Ma veniamo al dunque: l’opera si articola in tre passaggi, per ciascuno un album a sé, rappresentanti ognuno una diversa anima della band. I è quanto di più naturale ci si sarebbe potuti aspettare dagli Swallow The Sun in termini di evoluzione rispetto al precedente LP, Emerald Forest And The Blackbird: sonorità doom in stile My Dying Bride dalle velate allusioni gotiche si accompagnano (complice un lavoro di coesione lodevole) a dilatazioni acustiche che ricordano a tratti i grandi Katatonia, venendo a costruire atmosfere malinconiche che qualcuno potrebbe persino ricondurre ai nostrani Novembre.
II rimuove dalla formula d’insieme i blast beat e le elettriche, lasciando ampio spazio al connubio voce (il frontman Mikko dà in questo disco il meglio di sé, mostrando un raggio d’azione ed una versatilità notevoli) e chitarra acustica; il risultato è un LP dalle sonorità decisamente più calde ed intime, ma comunque coerenti con le intenzioni già espresse dal complesso nei tre quarti d’ora precedenti “The Womb of Winter”.
E’ in III invece che gli Swallow The Sun riscoprono il sound ferale delle origini, colpendo l’ascoltatore in pieno petto con un doom metal mai così pesante ed oppressivo: pensate ad un classico dei Thergothon arricchito però di melodie improvvise e stranianti, reminiscenze sepolte dei Paradise Lost più oscuri. Molto più che un cenno nostalgico al passato, III riprende, rivaluta e riplasma il sound della band dimostrandosi degna conclusione di questo immenso lavoro.
Come ogni gran disco che si rispetti, Songs From The North è destinato a crescere nel cuore dell’appassionato (o del curioso) d’ascolto in ascolto: sviscerare questo macigno richiede tempo, sì, ma passo dopo passo la soddisfazione cresce esponenzialmente. Vedasi il lavoro di lima, la perfetta combinazione d’influenze che gli Swallow The Sun nascondono abilmente ai primissimi spin: i richiami death di “Ten Silver Bullets”, le spettacolari sovraincisioni vocali di “Autumn Fire”, i giri melodici assolutamente inaspettati di “7 Hours Late”.
Songs From The North è questo e molto altro: un’opera immensa, in cui appare evidente la cura riposta nei minimi dettagli (nonostante la grande visione d’insieme) di una band che non ha dato nulla per scontato una volta raggiunta la propria maturità artistica, anzi ha osato oltre ogni previsione. Un futuro classico? Staremo a vedere. Nel frattempo, si consigliano caldamente ripetuti ascolti.
(Century Media Records, 2015)
I:
1. With You Came the Whole of the World’s Tear
2. 10 Silver Bullets
3. Rooms and Shadows
4. Heartstrings Shattering
5. Silhouettes
6. The Memory of Light
7. Lost & Catatonic
8. From Happiness to DustII:
1. The Womb of Winter
2. The Heart of a Cold White Land
3. Away
4. Pray for the Winds to Come
5. Songs from the North
6. 66,50’N,28,40’E
7. Autumn Fire
8. Before The Summer Dies
III
1. The Gathering of Black Moths
2. 7 Hours Late
3. Empires of Loneliness
4. Abandoned by the Light
5. The Clouds Prepare for Battle