C’è un termine che va tantissimo in questi anni: esperienziale. Lo sentiamo e leggiamo in qualsiasi ambito, dalle cucine stellate ai resort di lusso, dalle serate particolari in locali ambitissimi a weekend in posti sperduti che una volta avremmo semplicemente chiamato “Culandia”. Ma esperienziale possiamo anche impiegarlo quando si ascoltano dischi di un certo tipo. È sicuramente il caso di From The Visceral Abyss, quarto album per la band spagnola Teitanblood. Per chi non li conoscesse: si tratta di un gruppo non molto prolifico, in vent’anni di carriera hanno sfornato solo quattro album in studio, per altro prendendosi tutto il tempo necessario tra un lavoro e l’altro. Questa lentezza, che chiamerei più saggezza e conoscenza delle proprie abilità, ha permesso ai Nostri di evolvere il proprio sound senza compiere il proverbiale passo più lungo della gamba. Per arrivare al complesso, e davvero ostico, sound odierno hanno dovuto passare dal debutto Seven Chalices (2009), un grezzo miscuglio di death e black metal, dove la band ha mostrato i muscoli, andando a comporre un’opera davvero intrisa di rabbia e odio. Nel 2014 Death schiude al mondo le interiora dei Teitanblood, così sanguinolente e marcescenti; la furia primitiva dell’esordio è qui incanalata verso direzioni meno impetuose, c’è più intelletto che retto, se mi passate il deprecabile gioco di parole. Ma è nel 2019 che il gruppo di Madrid fa il botto; The Baneful Choir è praticamente la faccia oscura dei Teitanblood, quella che forse si era presupposta, immaginata, una premonizione fugace in qualche brano precedente. Qui non si compie un passo in più, qui c’è un’intera corsa, una falcata che lascia al palo chi si aspettava un Death duepuntozero. Conseguentemente, in questo tumultuoso 2025, cosa possono fare NSK (voce, basso e chitarra) e J (batteria) se non creare il loro capolavoro?
From the Visceral Abyss è la chiusura, momentanea certo, di un percorso coerente, coraggioso, che ha sempre avuto uno sguardo fisso all’orizzonte, andando sempre verso la scoperta, l’esplorazione, il voler vedere oltre la fine del mondo. L’album è un flusso costante di morbosità, dove la malvagità rappresenta un valore, la bestialità diviene un vanto. Un corpus unico, chitarre (giusto citare anche il secondo chitarrista, Javi Bastard) che soffiano un vento infernale, soffocante; sospinte da un lavoro alla batteria che è semplicemente disumano, a tal punto che sembra di udire un richiamo per mitologiche bestie assetate di sangue. L’effettistica, ad opera di CG Santos, sparsa lungo tutte le tracce, è un mantello di tessuto pregiato, regale, che ricopre il tutto, donando mistero, aggiungendo una sensazione di imperscrutabilità. Le linee vocali ci provengono direttamente da un’altra dimensione, scenari orrorifici degni dei migliori Lovecraft e Barker si parano davanti ai nostri occhi. Nulla in questo disco è riconducibile alla natura umana.
Anche se io ho sempre odiato certi discorsi, che puzzano di sicumera lontana chilometri, a ‘sto giro dico che l’ascoltatore deve approcciarsi all’album in maniera adeguata. Ci deve essere una preparazione, non solo all’ascolto; ci vuole impegno, bisogna aver voglia di perlustrare lo schifo più nascosto dell’animo umano. Solo così, credetemi, si potrà godere appieno di From the Visceral Abyss, che già dal titolo sa indicare la Via.
(Norma Evangelium Diaboli, 2025)
1. Enter The Hypogeum
2. Sepulchra Carrion God
3. From the Visceral Abyss
4. Sevenhundreddogsfromhell
5. Strangling Visions
6. And Darkness was All
7. Tomb Corpse Haruspex