Térébenthine è il nome di una band post-rock/math rock francese proveniente da Châlon che ha recentemente rilasciato per la Atypeek il nuovo album Visions, terza pubblicazione dopo l’omonimo EP ed uno split con gli ISaAC.
Visions si presenta come un album dalla trama elaborata, seppur composta da elementi netti e ben definiti, una trama in continua evoluzione, estremamente variegata e mutevole, a volte caotica a volte cristallina. Appare come la ricerca di un equilibrio impossibile, mossa da una sofferta tensione che non tollera né la rassegnazione né la stasi. Le espressioni post-rock vengono puntualmente sconvolte dalla natura sbilenca ed inquieta del math rock: un ideale di perfezione costretto a negare sé stesso a causa dei limiti della sua vocazione.
Gli elementi che compongono questa trama sono in apparenza minimali: una batteria ed una chitarra. Una formazione essenziale per un sound composito, tanto da risultare a tratti contraddittorio ed antitetico: come se durante il procedere delle tracce si volesse intenzionalmente negare quanto appena detto. Infatti la chitarra dal timbro aperto e brillante di Guillaume Barre comanda continue variazioni sulla solidità della batteria di Raphaël Giacomelli, adesso sporcandosi, adesso stratificando armonie ed arpeggi, adesso azzerando le ritmiche ad un minimalismo essenziale e martellante, adesso dilatando ogni sonorità in suggestioni oniriche rarefatte. Ogni variazione è tesa in avanti, come se fosse costantemente fuori equilibrio e, dunque, fosse costretta a ricadere sul momento successivo che spesso la contraddice – a volte con un’esplosione di violenza, altre con un drastico calo di intensità che dilata il tempo ed il suono proiettando l’ascoltatore in dimensioni astratte, nelle quali l’intensità non scema affatto ma sublima diventando un movimento ondulato di melanconica tensione emotiva. Tutte le tracce puntano alla perfezione, cercando quell’esattezza, quella totalità che forse a priori sono precluse: grazie a questo ogni movimento di Visions, anche il più elementare, riesce a comunicare all’ascoltatore il valore della sua ragion d’essere.
Il moto dei Térébenthine, dopo essersi arenato od esser evaporato, ricomincia ogni volta da capo con soluzioni mai scontate. Accade durante lo straniamento di “Mer Noir”, sia che se ne consideri l’introduzione sia che se ne consideri il finale. O tra le varie sezioni di “Goutte d’Eau”, scandite da urli e da repentini cambi di andamento prima che la traccia si spenga tra sprazzi di rumore. Oppure tra l’introduzione travolgente di “Jackson Martinez” ed il resto della canzone, finché il cerchio si chiude nel finale dell’album con le stesse note che avevano introdotto il pezzo.
Visions dei Térébenthine è un album molto ricco di influenze stilistiche e di suggestioni sonore, di calcolo e follia, di amarezza e pulsione vitale, ma è soprattutto un album dalla forte carica emotiva. Solo grazie a più ascolti sarà possibile coglierne ogni sfumatura ed apprezzarlo come d’altronde merita. Da non perdere.
(Atypeek Music, 2017)
1. Au nom du Père
2.Cassiopée
3.Mer Noire
4. Poupée Charrette
5. Un jour encore
6. Goutte d’eau
7. Jackson Martinez