Scents è il secondo album dei Three Steps To The Ocean, una delle più valide realtà post rock / metal nazionali. La musica della band, che fino ad oggi era sempre stata unicamente strumentale, è andata migliorandosi sempre più col tempo: il primo EP omonimo conteneva venti minuti di post rock strumentale molto ben suonato, ma fu col debutto Until Today Becomes Yesterday che il combo milanese mise in mostra tutto il proprio valore, tirando fuori quaranta minuti di grande spessore (un pezzo come “Remember Lynne Cox” è ancora capace di emozionarci a distanza di tre anni), per quanto fosse ancora piuttosto facile pensare a Pelican o Red Sparowes ascoltando la musica dei quattro.
Questo nuovo Scents si presenta fin da subito come un disco maturo, un nuovo passo avanti e una grande dimostrazione di abilità e personalità; solo cinque pezzi per mezz’ora di splendida musica (il dono della sintesi in questo campo è sinonimo di intelligenza), con riferimenti ad altre band molto ben celati e una varietà compositiva propria solo di chi conosce e sa davvero interpretare un genere che ha la propria forza nel non avere meccaniche ben definite. Già da “Hyenas” si rimane stupiti dall’attacco molto “metal” con cui i Three Steps To The Ocean decidono di far partire il disco, ma in realtà l’opener (che comunque poi si lascia andare a divagazioni atmosferiche epiche e allo stesso tempo eteree) risulta essere il pezzo più aggressivo del lavoro, generalmente fondato piuttosto su un uso molto sapiente della melodia: anche quando le chitarre creano intrecci più cupi (come anche nell’ultima, articolata “Collider”), il mood generale dell’album resta sempre in bilico tra il malinconico e il sognante, lontano dall’inspiegabile cliché rabbia / calma che, secondo presunti esperti e scarsi compositori che appunto non sanno cogliere lo “spirito” di un non-genere, sembra debba essere una regola del post rock e derivati.
Si coglie invece disperazione e rassegnazione in “Zilco”, un esperimento che definire riuscito è dir poco. Per la prima volta i quattro milanesi ospitano un cantante in un loro brano, Federico Pagani degli ottimi Dyskinesia (ricordate il loro magnifico Dalla Nascita?), che col suo caratteristico stile basato tutto sull’emotività, tra urla somiglianti a echi lontani e sussurri che sembrano provenire dall’interno dell’Io dell’ascoltatore, rende questo pezzo una piccola gemma; “Zilco”, oltre ad essere profondamente intima ed emozionante, è l’ennesima dimostrazione di come l’underground nostrano sappia sfornare band notevoli, e se si ha la pazienza di seguirne le vicende e abbracciare la loro etica D.I.Y. (TSTTO e Dyskinesia collaborano entrambi con Frohike) non si finirà mai di scoprire piccoli capolavori nascosti.
Altra gemma del disco, separata da “Zilco” dall’ottima e camaleontica “Cobram”, è “Rodleen”, il pezzo più sognante e malinconico dell’intero repertorio della band, in cui le tastiere si sentono con maggiore evidenza, con risultati entusiasmanti. La melodia di piano che si può udire dopo circa un minuto è qualcosa di davvero commovente, e anche il finale in crescendo dimostra la sapienza dei Three Steps To The Ocean nel combinare diversi elementi ed influenze senza perdere la volontà di emozionare l’ascoltatore: “Rodleen” è un pezzo che difficilmente ci stancheremo di sentire, bello, orecchiabile e originale (certo, già i 65daysofstatic ad esempio son riusciti con successo a fondere il post rock con l’elettronica, ma con risultati che ad alcuni potrebbero risultare indigesti).
Scents è un gran bel disco, un punto d’arrivo per una formazione assolutamente in forma, ma anche una miniera di spunti interessanti che lascia intravedere potenzialità forse ancora inespresse: i Three Steps To The Ocean sono abilissimi a fare musica strumentale altamente digeribile anche per chi non mastica spesso il genere, e allo stesso tempo sono un gruppo che chi ama gli Omega Massif come i God Is An Astronaut o i Lento non può non conoscere, perché questi ragazzi hanno davvero qualcosa da dire in un panorama in costante rischio di sovraffollamento. Date loro una chance, anche solo per il semplice motivo che, in linea con l’etica D.I.Y. di cui sopra, hanno messo a disposizione gratuitamente tutto il loro materiale in formato digitale: siate curiosi, perché la voglia di scoprire nuove realtà in Italia regala sempre grandi soddisfazioni.
(Frohike Records, 2012)
1. Hyenas
2. Zilco
3. Cobram
4. Rodleen
5. Collider
7.5