Ormai Throane ha bisogno di ben poche presentazioni. Fondata nel 2016 da Dehn Sora, mente eclettica parte della Church of Ra già conosciuta per un altro progetto solista, Treha Sektori, e per varie collaborazioni dal punto di vista grafico, la one-man band ci ha messo ben poco a far girare il proprio nome, con i primi due album pubblicati in rapida successione (Derrière-nous, la lumière nel 2016 e Plus une main à mordre nel 2017) che ne hanno presentato le qualità. A tre anni di distanza dal lavoro precedente l’artista francese è tornato a farsi sentire con l’EP Une balle dans le pied, uscito sempre tramite Debemur Morti Productions.
Questa nuova produzione è composta da un’unica traccia, la title-track, che in tredici minuti racchiude elementi a cavallo tra black metal e sludge, per un risultato finale dominato dalla desolazione e dal grigiore che non disdegna anche varie contaminazioni che guardano oltre questi due generi. Nulla di sorprendente, dato che viene ripreso lo stile dei due album precedenti, un’ulteriore immersione nelle atmosfere anguste che vengono erette, una continua evoluzione che non perde i contatti con le proprie origini. Il pezzo è asfissiante dal primo all’ultimo secondo, non lascia un attimo di tregua tra violenza e riff granitici, attimi più flemmatici e ripartenze scabrose. L’EP è stato definito dall’artista stesso come un ponte verso futuri album, e quest’idea di transizione si percepisce con l’evolversi del brano. Sono tante le componenti al suo interno, e diversi i settori in cui si divide, caratterizzato da una concatenazione di scenari la cui sinergia sarebbe ulteriore in un full-length, contesto in cui ogni sfaccettatura avrebbe maggiore margine per esprimersi al meglio. Non che in questa sede la qualità sia mediocre, anzi, la varietà non risulta mai eccessiva e le scelte coesistono bene, ma si arriva alla fine dell’ascolto con la sensazione che questo brano sia solo il preambolo di nuove produzioni più complete e annichilenti.
Tutte le componenti del lavoro, che toccano anche lidi dark ambient e noise, oltre ai già citati generi portanti, non sono facili da plasmare in una durata così risicata, ma il risultato è comunque pregevole; un’esplosione sonora che cresce a ogni ascolto. L’EP lascia tanta curiosità per i progetti futuri della one-man band, e va preso per quello che è, un brano che riprende il sound dei precedenti lavori donandogli maggiore incisività. Un ottimo tassello in più per la carriera di Dehn Sora, e ora vedremo se questi presentimenti per il suo prosieguo verranno confermati; sicuramente i presupposti ci sono tutti.
(Debemur Morti Productions, 2020)
1. Une balle dans le pied
7.0