Dall’attuale realtà doom/sludge metal del nostro territorio arriva l’ultimo full-lenght dei Throne, che, è il caso di dire, “consacra” la band alla maturità artistica, alzando ulteriormente l’asticella rispetto al già ottimo precedente Avoid the Light del 2012. I quasi cinque anni di distanza dal primo full-lenght della band sono valsi l’attesa. Un miglioramento totale è avvenuto sotto ogni aspetto proposto della band di Fidenza, e la conferma si ha già dal primo ascolto di Consecrates, secondo full-lenght uscito il 9 dicembre 2017 per la prestigiosa Black Bow Records e la russa Endless Winter, quest’ultima oltretutto non estranea al fascino italiano, avendo già accolto tra le sue schiere band come Satori Junk, Suum e Premarone.
Azzeccato punto d’incontro tra doom e sludge metal, Consecrates si apre con “Sister Abigail” che inesorabilmente trascina l’ascoltatore nella dimensione oscura che verrà dispiegata per tutto l’album, un presagio di sventura dato dall’ipnotica chitarra che presto verrà raggiunta dalla completezza della band con la stessa ferocia di un pugno ben assestato sulle gengive. Appunto al suono va una nota d’encomio. Nonostante il fruitore navigato del genere sia già abituato e più che viziato dalla qualità e dalla ricerca dei suoni che le uscite, specialmente degli ultimi anni, hanno proposto, i Throne stupiscono con una produzione di alto livello sia nel mix che nel mastering, e a monte con dei rig che hanno assicurato alla band un suono mastodontico nelle parti ritmiche ed intossicante, “trippy” nelle lead e nei soli delle chitarre di Mirko “Black Crow” Lavezzini e Riccardo “Malos” Carrara, che lasciano ipnotizzati ed in balia dell’oscurità scaraventata addosso all’ascoltatore, complice la combutta tra distorsioni omicide e riverberi abissali. Le fondamenta del lavoro sono solidamente stese da una sezione ritmica impeccabile, composta dalla batteria marziale ed implacabile di Emanuele “The Hurricane” Dughetti ed il basso travolgente e marmoreo di Enrico “The Pharmacist” Emanuelli.
Assolutamente interessante l’inserimento in “Lethal Dose”, brano che si avvale della collaborazione di Dorian Bones (Caronte), del contrasto tra voce melodica, pulita e la imperiosa voce urlata. Altra gradita sorpresa vocale del brano è l’accenno di canto mongolo che tende alla diplofonia, stilema tipico oggigiorno che richiama così, tra gli altri, i canadesi Dopethrone che avevano già proposto questa feature in maniera più distesa ed evidente. Da questi ultimi la band mutua un songwriting dinamico, nonché un riffing spietato e nefasto che riesce ad essere comunque pieno di bluesy groove, riff cantabili e catchy che difficilmente lasceranno la testa dell’ascoltatore in breve tempo. “Codex Gigas” propone un riffing inesorabile e mette ulteriormente ben in mostra le qualità vocali di Samuele “The King” Benna, la cui versatilità è dimostrata spaziando dalla voce viscerale urlata proposta per la maggioranza dell’album, passando per lo scream ad arrivando ad un ottimo guttural quasi intellegibile. “There’s no Murder in Paradise” fa da eccellente collegamento tra la prima e la seconda metà del lavoro, esibendo al massimo del suo potenziale ciò che viene esibito anche nelle successive quattro tracce, ovvero un devastante connubio tra quel tipo di sludge metal furioso riconducibile ad High on Fire e doom metal puro dalle atmosfere più esoteriche. Appunto sia in “Baba-Jaga” che in “V.I.R.” questo connubio genera un’atmosfera marziale ed imperitura, un luogo fuori dal tempo in cui non vi è alcuna vicendevolezza tra luci ed ombre in favore del dominio di quest’ultime. Apice di frenesia iconoclasta è l’ultima traccia “Lazarus Taxon”, mid-tempo inesorabile che sfocia nelle già citate venature di puro doom metal.
Questo secondo lavoro porta la band del parmense verso mete più oscure, suggerite sicuramente dall’esperienza e dalla piena consapevolezza della propria potenza distruttiva, magari maturata in questi cinque anni trascorsi dal primo lavoro, che hanno comunque visto Throne molto attivi nella scena live, calcando i palchi insieme a nomi di assoluto rilievo come Weedeater, The Secret, Forgotten Tomb, Ufomammut e Caronte. Consecrates è summa del moderno, rabbioso doom/sludge Metal che merita ulteriore spazio ed attenzione nel panorama internazionale oltre che in quello italiano, di cui la band di Fidenza può fieramente esserne porta bandiera. Traccia preferita: “There’s no Murder in Paradise”
(Black Bow Records, Endless Winter, 2017)
1. Sister Abigail
2. Lethal Dose
3. Codex Gigas
4. There’s No Murder In Paradise
5. Baba-Jaga
6. V.I.R.
7. Lazarus Taxon