Gli italiani Throne arrivano da Parma e sono dediti a un pesantissimo e scurissimo sludge. Io non li conoscevo affatto e sono venuto alla loro conoscenza solo recentemente grazie ad una bella intervista del loro batterista su uno dei tanti podcast che ascolto, dove raccontava le fatiche, le avventure e le peripezie di una band come la sua nell’affrontare un tour in giro per l’Europa (dell’Est). Questo è stato abbastanza per titillarmi l’interesse, e così sono andato ad ascoltarmeli. I Nostri hanno pubblicato un album nel 2012 (Avoid The Light), uno nel 2017 (Consecrates) e nel febbraio 2025 è uscita la loro ultima fatica intitolata Ossarium. Se uno ascolta i tre dischi di seguito, si può sentire l’evoluzione del loro suono, che progressivamente diventa sempre più cupo e pesante, ma anche l’evoluzione delle loro capacità compositive, che crescono e cambiano pelle con il passare del tempo.
Rispetto al precedente Consecrates (che a mio avviso è bellissimo, e dovreste ascoltarlo), Ossarium è ancora più pesante e soffocante, e tutto il groove e la vena southern che si poteva trovare nell’album precedente sono stati abbandonati per lasciare spazio ad una musica ancora più densa, pesante e pesa, dove la luce non arriva e tutto quello che rimane è disperazione e malessere. In Ossarium inoltre i Throne hanno evoluto il loro stile, abbandonando certi richiami a band seminali come gli Eyehategod (ad esempio, ma non solo), dimostrando una maturazione del tutto personale. Musicalmente parlando, ottima la prova di tutta la band, con particolare enfasi sulla voce che fa un lavoro magistrale, riuscendo ad incanalare e trasmettere tutto il disagio che questo mondo ha da offrire. Nonostante ogni canzone abbia la massa di una stella che sta morendo, il disco scorre che è un piacere, e si arriva in fondo molto velocemente: tutti i brani infatti sono strutturati in maniera superba grazie ad un’eccellente abilità in sede di scrittura, e nonostante la durata dei pezzi (quello più corto dura poco meno di sei minuti), la lunghezza non si sente affatto. Ossarium inizia alla grande con “Morrigan”, che parte pesante e finisce pesantissima: suoni cavernosi, chitarre pesanti quanto il sole e riff cadenzati ed ipnotici in grado di spazzare via tutto. La seguente “Blind Agony” non è da meno, molto lenta e decadente, riesce a trasmettere un senso di tristezza difficile da lavare via. Per fortuna ci pensa la furiosa “Aten” a spazzare via tutto, dato che la canzone è una schiacciasassi guidata da un demone, con un cambio di tempo bellissimo che dimostra tutta la bravura compositiva dei Nostri di cui parlavo prima. “Tortura” è semplicemente bellissima, con un riffing incredibilmente ipnotico che mi ricorda gli Isis ai tempi di Celestial (che sia chiaro, questo è un complimento: io adoro gli Isis!), ed un finale ugualmente ipnotico ed aperto. A concludere troviamo due brani altrettanto clamorosi: “The All Father”, particolarmente intensa, dove la capacità, l’interpretazione e la bravura del cantante Samu non si possono mettere in discussione, il tutto condito da interessanti break strumentali, e la compattissima “Psychostasia” che è la perfetta chiusura di un album altrettanto perfetto.
Per concludere, ottima prova dei Throne, che negli anni sono notevolmente maturati e sono riusciti a creare un sound molto personale, e che con Ossarium hanno pubblicato un disco bellissimo, pregno di disagio, malessere, e male di vivere. Grazie a loro, ancora una volta la scena italiana si dimostra in grandissima forma.
(Dusktone, 2025)
1. Morrigan
2. Blind Agony
3. Aten
4. Tortura
5. The All Father
6. Psychostasia