Il formidabile quartetto americano hardcore Turnstile torna alla ribalta con il quarto lavoro in studio NEVER ENOUGH per la label Roadrunner Records. Con il loro sound raffinato i ragazzi di Baltimora confezionano un ulteriore mosaico personale e tagliente della loro carriera, ed esplorano sonorità nuove come l’elettronica e il post-hardcore, strizzando l’orecchio al passato old school con grande responsabilità e maturità. Nonostante la band stia cercando di raggiungere confini eclettici e sperimentali che vanno oltre l’hardcore in questo nuovo disco i Nostri confermano di essere una realtà enorme e geniale.
L’album si apre con la title-track e uno stormo di rondini si concede un viaggio soffice e sofisticato, con la linea vocale morbida del frontman Brendan Yates che colora l’atmosfera con un inno magico e malinconico, per poi lasciarsi andare a una dura e martellante distorsione, un assolo di chitarra breve ma intenso e una rullata di batteria finale che si ricongiunge con il synth atmosferico di fondo. Segue l’adrenalina polverosa in “SOLE” e il consueto timbro meccanico e aggressivo della band, con il riff incisivo che mette in mostra tutte le proprie qualità abbracciando un tiro veloce e roccioso di una ritmica potente e l’elettronica che inizia ad abbracciare le prime tematiche sperimentali. Ciò che rende nuovo e gustoso questo lavoro è il sound anni Ottanta che troviamo sulle note di “I CARE”, una canzone limpida e sognante che trova spazio a un ritornello rabbioso e una sinfonia new wave stravagante che ci ricorda qualcosa dei Talking Heads senza lasciare il timbro unico ed energico. Con “Dreaming” invece iniziamo a fare sul serio con un brano stupendo e le surreali trombe ska inserite nei bridge, le parole di Yates qui rallentano in modo simbolico e sentimentale lasciando una sensazione meravigliosa e coinvolgente. Con “LIGHT DESIGN” invece i Nostri fanno un balzo nell’alternative rock con la voce che si spalma a dovere in un margine sicuro e la distorsione corposa che ci trascina in una composizione anni Novanta. La combo micidiale “DULL” e “SUNSHOWER” ci trasmette un sussulto più incisivo e un taglio netto verso l’hardcore spinto, dove però non mancano sorprese come i tocchi di flauto jazz deliziosi sparsi in un calderone caratteristico. “LOOK OUT FOR ME” è un altro brano bellissimo con il riverbero ovattato che con rabbia spazza via tutto sulle corde vocali rauche di Yates e un ritmo tribale finale incredibile che si prende tutta la seconda parte della traccia, chiudendosi in un angelico passaggio. Dopo il breve intermezzo “CEILING”, la canzone migliore dell’intero lotto “SEEIN’ STARS” conclude la prima parte del disco. Una composizione da pelle d’oca con una linea vocale in grande spolvero che prende tutte le melodie giuste e ci trasporta in una calda notte d’estate a tinte indie pop. “BIRDS” è uno dei brani più pesanti e energici con una spinta eccezionale che avvicina le sonorità ai monumentali Snapcase, passando per una specie di doom stoner su “SLOWDIVE”. La penultima traccia “TIME iS HAPPENING” sembra uscire da un film studentesco con molti riferimenti alle vibrazioni amorevoli dei Weezer. Chiudiamo con il piano ovattato e brillante di “MAGIC MAN” che completa un lavoro immenso e di grande qualità sonora.
NEVER ENOUGH è un sogno prezioso da gustare ad occhi chiusi, assaporando tutti i piccoli frammenti nascosti di una band che sta crescendo giorno dopo giorno. Un capitolo interessante, accattivante e ricco di malinconia che segna un cambiamento definitivo nella storia del gruppo.
(Roadrunner Records, 2025)
1. NEVER ENOUGH
2. SOLE
3. I CARE
4. DREAMING
5. LIGHT DESIGN
6. DULL
7. SUNSHOWER
8. LOOK OUT FOR ME
9. CEILING
10. SEEIN’ STARS
11. BIRDS
12. SLOWDIVE
13. TIME IS HAPPENING
14. MAGIC MAN