“Come un mondo post apocalittico sospeso in un silenzio etereo”. Questa frase presente nelle righe che presentano i Turris Eburnea è l’ideale biglietto da visita descrivere la formazione divisa tra Italia e Stati Uniti, che ha debuttato con l’omonimo EP durante lo scorso mese di marzo. Non a caso la locuzione biblica Turris Eburnea, o “torre d’avorio”, vuole indicare un luogo o un’atmosfera metaforica dove ci si distacca dal mondo, vivendo una separazione tra corpo e mente. Un’ambiente comunque minaccioso, che può portare anche a ricerche pleonastiche, e il death metal dei Nostri sembra proprio volerci presentare anche le insidie di quest’atmosfera, oltre alla sua natura estatica, con strutture complesse e il connubio tra melodie e dissonanze che costellano i quattro brani della produzione.
Dietro un approccio cotanto intricato si celano due figure di tutto rispetto: il nostrano Gabriele Gramaglia, già attivo prevalentemente con le one-man band Cosmic Putrefaction e The Clearing Path, a chitarra, voce e altri strumenti, escluso il basso, affidato a Nicholas McMaster, membro di Geryon e Krallice, ex Castevet e non solo. Nata durante la desolazione del primo lockdown causato dalla pandemia, la collaborazione unisce influenze variegate, formando un death metal con accenni avant-garde poliedrico e dinamico che sfrutta al meglio i quattro brani proposti per far spiccare ogni dettaglio. Melodie e dissonanze dicono equamente la loro, supportando un susseguirsi di riff di notevole qualità, mentre le linee di basso sono sempre rilevanti senza mai deviare le attenzioni dagli altri elementi. Si aggiungono anche dei settori in acustico che donano ulteriore varietà all’EP, e non lo rendono una produzione completamente asfissiante. Le canzoni combinano vari richiami ad altre realtà del genere quali Dead Congregation, Cruciamentum e Artificial Brain, oltre agli altri progetti dei due musicisti. Si forma così un insieme di stili ambizioso e ben gestito, per venti minuti di ascolto convincenti. I due pezzi che racchiudono l’essenza della produzione sono l’opener “Unified Fields” e la strumentale “Syncretism Incarnate”, che evidenziano l’efficacia del connubio tra la parte più aggressiva della proposta e le incursioni armoniose, che mantengono comunque dei sentori criptici.
Se questi sono i presupposti da cui parte la carriera dei Turris Eburnea, i Nostri hanno chiaramente tutte le carte in regola per essere un nome di spicco all’interno dell’underground del death metal. L’abilità nell’unire le varie sfaccettature della proposta scaturisce chiaramente dall’esperienza dei due membri, che con questo disco vogliono osare e lo fanno colpendo nel segno. Licenziato da Everlasting Spew Records, un’etichetta che si è costruita una buona reputazione uscita dopo uscita e anche in questo caso non delude, l’omonimo debutto del duo è una ventata di aria fresca per gli avvezzi al genere, e con ogni probabilità lo rivedremo tra i migliori EP dell’anno quando sarà ora di stilare le classifiche di fine 2021.
(Everlasting Spew Records, 2021)
1. Unified Fields
2. Cotard Delusion
3. Syncretism Incarnate
4. Malachite Mountains