Da quando O’Malley e Anderson si sono praticamente appropriati della scena drone degli ultimi anni, è sempre più difficile riuscire a creare un album che non abbia quel retrogusto amaro di “già sentito”. “No! Try not. Do! Or do not. There is no try.”. I Twinesuns non ci provano, lo fanno direttamente e ci riescono, così esce The Empire Never Ended: un disco drone personale, che non varia completamente i canoni del genere, ma semplicemente cambia le carte in tavola.
Il disco si ispira alla trilogia di Valis, opera letteraria di Philip K. Dick, un lavoro che ha diviso i fan dello scrittore. Il disco cerca di trasformare in musica l’atmosfera e lo stato mentale del libro, riuscendoci appieno. I lunghi riff con riverberi pesantissimi si sovrappongono a rumori e parti più armoniche. L’assenza della batteria non si fa sentire, l’averla sostituita ad un sintetizzatore Moog giova al sound che il terzetto vuole creare: un’opera strumentale fatta di oscurità e pazzia. Si parla di disco strumentale perché solo una traccia contiene una linea vocale, ed essa è forgiata da lancinanti grida di dolore. Il disco strizza l’occhiolino ai già citati Sunn O))) ma solamente in determinati momenti; il gruppo infatti sembra ispirarsi maggiormente ai pionieri del drone, gli Earth, ed in particolare al disco The Bees Made Honey in the Lion’s Skull.
I rumori e i suoni s’intersecano creando una musica astratta, che trascina l’ascoltatore in una spirale fatta di nebbia ed oscurità. L’idea ambiziosa di portare su disco l’aura che emana il lavoro di Dick ha premiato i Twinesuns, rendendo The Empire Never Ended un appuntamento obbligatorio per tutti gli amanti del drone e della musica ambientale.
(Pelagic Records, 2017)
1. Simon The Magus
2. Die Zeit Ist Da
3. System Regained
4. Pneuma
5. The Empire Never Ended
6. Going Through Life With Eyes Closed
7. Firebright