Dal 2015 l’abisso ha un nuovo suono, una nuova essenza ed un nuovo nome: Aeons in Tectonic Interment. Dalla Finlandia ci si aspettano sempre grandi release per quanto riguarda il metal estremo e i Tyranny non deludono queste aspettative. Per i non addetti ai lavori i Tyranny sono un duo funeral doom, attivo dal 2001, formati da Matti Mäkelä (il quale suona anche nei Profetus e nei Corpsessed) e Lauri Lindqvist. Sicuramente non sono gli ultimi musicisti scesi sulla piazza, dato che i loro curricula vantano un nome molto importante per il genere ovvero Wormphlegm: gli amanti del funeral ricorderanno questo nome per quel disco oscuro e pesantissimo che porta il titolo di Tomb of the Ancient King.
Il duo ha deciso di schierarsi tra le fila dell’americana Dark Descent Record per far uscire quest’ultimo album, il quale fa il suo capolinea giusto un decennio dopo il primo full-length (Tides of Awakening). Aeons in Tectonic Interment è a mani basse uno degli album più pesanti ed estremi degli ultimi anni: il disco è un viaggio nell’abisso più profondo, fatto di torture ed oscurità. Le chitarre risultano taglienti come lame, ma anche pesanti e pressanti, la batteria ed il basso sono lentissimi ma comunque martellanti e danno all’atmosfera una sensazione di decadenza e perdizione. Le voci sono cavernose e potenti, sembrano uscire direttamente dal necronomicon per raccontare la fine dell’umanità. La produzione è ottima, i suoni degli strumenti e le parti vocali sono pressoché perfette e rendono l’atmosfera priva di luce e respiro, pure i canti monastici e le poche note di organo non fanno altro che incupire il tutto, donando solennità mista a orrore e smarrimento. La lunghezza di ogni canzone si è alleggerita, infatti il disco risulta meno lungo di ben dieci minuti rispetto al precedente (senza considerare le tracce a cui ci avevano abituato con i Wormphlegm). Le cinque tracce sono da ascoltare tutte in fila, trattenendo il respiro e le lacrime di dolore, insieme creano un macigno, capace di trascinarci verso il fondo dell’oceano Pacifico nel mezzo di coordinate ben precise: 47°09′S 126°43′W.
Qui si trascende la musica e l’estremismo, questo disco è oscurità pura. I dieci anni d’attesa sono stati pienamente ripagati da questo rituale malato dedicato a tutti coloro che vogliono divorare l’umanità e distruggere qualsiasi tipo emozione positiva. Un gruppo diverso anche dai soliti canoni del funeral, il quale risulta ancor più estremo ed opprimente. I Tyranny non hanno alcuna intenzione di ammorbidirsi per rendere la loro musica più accessibile, per questo il disco non è adatto ai neofiti del genere, ai quali potrebbe risultare di difficile comprensione e ascolto; per tutti gli altri invece è un ascolto obbligatorio, e dal momento che premerete play, vi sentirete intrappolati dentro una vergine di Norimberga nel mezzo di una chiesa sconsacrata.
(Dark Descent Records, 2015)
1. Sunless Deluge
2. A Voice Given unto Ruin
3. Preparation of a Vessel
4. The Stygian Enclave
5. Bells of the Black Basilica
8.5