Dopo il facile presentimento di un nuovo concerto in quella splendida location in quel di Parma che risponde al nome di Labirinto della Masone, a seguito dell’acclamata esibizione dei Sunn O))), la notizia di un nuovo live in terra nostrana degli Ulver è stato un fulmine a ciel sereno. Aggiungiamoci che si tratti del tour di supporto a The Assassination of Julius Caesar e la graditissima presenza di quel genio dell’assurdo che è Stian Westherus e la memorabilità è presto assicurata.
IL LABIRINTO DELLA MASONE
A costo di risultare un po’ pesanti è bene spiegare prima la peculiarità della location per far meglio comprendere la sontuosità concettuale di questi due concerti che hanno elevato ad un livello ancora più alto il concetto di sperimentazione. Il Labirinto della Masone è uno di quei progetti un po’ astrusi ed un po’ consci in cui la fantasia del suo ideatore presto si adegua e convive, con ovvi spazi divisori, con una realtà sempre fertile nel campo artistico a tutto tondo (Parma). L’ideatore del progetto Franco Maria Ricci, editore e designer italiano, concepii tale struttura ispirandosi a detta sua alla passione dell’amico Borges per i labirinti, cercando di addolcirne il recondito significato violento e tetro mediante l’uso esclusivo di piante di bambù, rendendo l’ambiente non solo più elegante ma anche più dolce e arioso. Ciò che si presenta agli occhi dei visitatori oggigiorno (nello specifico a partire dal 2015) è la corte d’ingresso, un atrio all’aperto cinto da quattro enormi mura sul cui sfondo si staglia la sezione centrale, completamente immersa nel labirinto più grande d’Europa che inizia dove finiscono le quattro imponenti mura all’accoglienza. La corte centrale, vero fulcro concettuale della struttura (vuoi anche grazie allo scenografico uso di Attila Csihar) è sede della collezione d’arte di Ricci e della piramide che sovrasta lo spazio interno, sede di eventi ed attrazioni che sono le uniche a permettervi l’accesso.
LABIRINTO + WESTHERUS
Una volta entrati tocca aspettare il consenso all’entrata del labirinto, fino a mezzora prima vietata da un cancello che separa la corte d’ingresso dalla corte centrale. Una volta aperta la via il viale viene evitato e ai presenti viene indicato un percorso all’interno del labirinto, il quale tra buio e varie curve immedesima ancora di più la persona nel concetto stesso della struttura, ovvero arte ed interpretazione fisica stessa. Qualche curva più avanti si giunge all’entrata della corte centrale e da lì a poco tutto ha inizio. Westerhus sale sul palco parzialmente nascosto dal buio e la sua performance sarà quanto di più intimo si possa immaginare. Concentrandosi esclusivamente sull’ultimo Amputation, il Nostro immerge delicatamente tutti i presenti nel suo mondo di avanguardia musicale, jazz e drone, svelando una capacità vocale impressionante che dal vivo assume caratteri molto affini a Scott Walker, ed una maestria con lo strumento impeccabile mentre la nebbia artificiale e le luci favoriscono il perdersi in una vera e propria suite di malinconia (“How Long” e “Infectious Decay”) e disturbi sonori.
ULVER
Il lungo refrain finale accoglie gli Ulver, i quali si allacciano all’esecuzione di Stian (che li accompagnerà per tutto il concerto) con un’intro lunga della nuova “Nemoralia” dando vita, grazie al supporto geniale di proiettori e laser, ad un vero e proprio revival sperimentale e odierno dell’elettronica degli anni ’80. Diciamolo fin da subito, The Assassination of Julius Caesar dal vivo trova la sua dimensione più congeniale: il contributo di ogni singolo musicista (qui i lupi sono in una formazione a sei, Sullivan escluso) risalta e si riescono a cogliere tutti i singoli particolari. Rygg dal vivo non è mai stato in grado di raggiungere i picchi vocali presenti su disco ma ciò non inficia minimamente la performance, dato che il nostro opta per una versione più fedele possibile all’originale ma all’occorrenza più recitata, dando nuovo respiro a brani già di loro splendidi. D’altra parte il contributo di Westerhus, che su disco viene un po’ sacrificato, dal vivo riecheggia costantemente grazie alla sua chitarra processata ed i peculiari suoni che solo il norvegese è in grado di elaborare. Sorpresa della serata è sicuramente l’omaggio al passato con “The Future Sound Of Music”, non solo interpretata con sei musicisti, ma con l’approccio inedito dello stesso Westerhus che si amalgama alla perfezione ad un brano partorito da due singole teste nel lontano 2001; aggiungiamo pure una leggera improvvisazione sul brano stesso e abbiamo rasentato il capolavoro. Ripreso in mano l’ultimo parto i nostri eseguono quelli che a parere di chi scrive sono state le esecuzioni migliori della serata, ovvero “Transverberation” (con le figure monacali disegnate dai proiettori a ricordo di Teresa d’Avila) e “Angelus Novus”, nella quale Rygg esegue la performance vocale migliore e più commovente della serata. Ultimo regalo dei Nostri, una lunga, affascinante ed estenuante jam session di 20 minuti, dopo la quale si congedano con un bicchiere di vino ed i consueti apprezzamenti per la location (apprezzamenti ripetuti anche nella sede del Teatro Regio di Parma).
In sintesi, quello che doveva essere un grande concerto si è tramutato in un vero evento, in cui menzione particolare spetta alla struttura ospitante, che ci auguriamo diventare sempre più centro di eventi simili. Westerhus si conferma così essere non solo uno degli artisti più eclettici in circolazione ma anche uno degli artisti più dotati al giorno d’oggi, mentre gli Ulver, in barba a detrattori e malinconici di vecchia data, vincono su tutto e tutti affermandosi anche questa volta come una creatura multiforme, originale sul piano della musica, dell’inventiva ed imperdibili dal vivo, capaci di assumere connotati ogni volta diversi e stupefacenti. Se non siete stati presenti rammaricatevene (come dopotutto faccio per la mia mancanza dell’anno scorso).
Setlist:
Nemoralia
Southern Gothic
1969
So Falls The World
Rolling Stone
The Future Sound Of Music
Transverberation
Angelus Novus
Coming Home