Il trio tedesco Utopia Union proietta le proprie idee e lo spirito musicale sotto una visione distopica e attraente della vita, con paesaggi sonori vicini al kraut rock e una buona dose di attimi sperimentali. Nel 2018 si presentano sulle scene con un EP interessante dal titolo Innenleben, seguito dal degno Escapism del 2020, racchiudendo il mondo geniale e caratteristico del gruppo. Con questo nuovo album Peak Experiences sotto la label Poly Unique le tonalità ipnotiche vibrano in tappeti anni Settanta e il denso mood post-rock dipinge notevoli sfumature sofisticate, trascinando l’ascoltatore alla deriva di un luogo inesplorato e magnetico.
L’inizio lento dell’album si materializza nell’intro lussuosa di “Organism”, fatta di suoni atmosferici e una sensazione malinconica che dopo il viaggio estenuante di una chitarra messa in solitudine si conclude con una voce parlata e si collega alla title-track, “Peak Experiences”. Quì il rumore di fondo esplode mettendo in risalto le infallibili tematiche del gruppo per poi rallentare in una dolce cavalcata, la solida ritmica da corpo al brano con giochi tecnici del chitarrista e un groove ampio di basso, fino a lasciarsi cullare dal crescendo finale di un’impronta psichedelica. “Dunkelziffer” inizialmente è un monotono inno ripetitivo, prima di invitare gli altri strumenti a dare una forma più energica alla canzone; la linea di batteria robusta viene rinforzata dagli ulteriori cambi sognanti, adatti a creare una melodia attraente. Il muro di suoni elettronici invece apre “Longyearbyen” con una struttura che si ripete nei primi minuti e che sul cambio centrale stupendo abbraccia una sinfonia commovente, la migliore del lotto a mani basse. La seconda parte di questo lavoro calma le emozioni nel giro acustico di “Driven by the Drive”, per un’insolita sezione lenta e un tema profondo che racchiude i rumori distorti in sottofondo e un lato sensuale. Arriviamo poi al rock graffiante di “Kaleidoscope Eyes” e un sensazionale riferimento ai Pink Floyd nel periodo più grezzo del loro passato; la traccia poi prende una piega più pesante strizzando l’orecchio al doom classico e si arresta nell’assolo di chitarra ruggente. La fine arriva con la lunga epopea di “Slow the FUCK Down”, dieci minuti intensi che snocciolano sonorità leggere in un paradiso di anime tormentate; la linea di basso trainante unisce la solita chitarra solista messa al centro di tutto per una definitiva chiusura esaltante.
Peak Experiences è un buon capitolo consigliato agli amanti del genere progressive e dei viaggi lunari, con qualche riferimento a sound più moderni come lo shoegaze che fanno di questo lavoro un interessante trip liberatorio.
(Poly Unique, 2024)
1. Organism (Intro)
2. Peak Experiences
3. Dunkelziffer
4. Longyearbyen
5. Driven by the Drive
6. Kaleidoscope Eyes
7. Slow the FUCK Down7.0