Il progetto doom/sludge svedese Vokonis si presenta al pubblico con il quarto album in studio, un lavoro mastodontico ed eccellente. Le sonorità ricercate e pesanti si abbattono come una furia per tutta la sua durata, con una violenza disarmante e una voce incantevole a tratti ruvida. Il trio si forma nel 2015 e dopo il successo del terzo album Grasping Time del 2019, acclamato dalla critica a livelli incredibili, la band ci riprova mettendosi in gioco con nuovo materiale sempre più particolare e spostando il suo panorama nella cultura progressive complessa. Il risultato è Odyssey, prodotto per l’etichetta americana Ripple Music, che vede al suo interno l’ospite di spessore Per Wiberg, tastierista e compositore di band monumentali come Opeth e Spiritual Beggars. Per impreziosire il sound alla scoperta di linee vocali melodiche del bassista Jonte Johansson che si incastra alla perfezione con le tonalità più dure del chitarrista Simon Ohlsson, per una tonnellata di oscurità che prende il sopravvento sotto la base ritmica e incendiaria del nuovo batterista Peter Ottosson, un’altra novità preziosa di questo nuovo lavoro.
Andando in ordine, troviamo l’apertura energica di “Rebellion” con il riff spedito e aggressivo della chitarra che incontra la voce sporca e corposa, lanciando urla di dolore fino alla dolcezza del bridge che si chiude nel rumore finale. Segue il tempo enigmatico della title track “Odyssey” che spazia con accenni di stoner e resta agganciata alle melodie sognanti della linea vocale. Nel bridge il doom oscuro si collega al solo di chitarra stupendo e suggestivo, per poi addormentarsi in maniera leggera e delicata. Solo nella parte conclusiva ascoltiamo tutto l’odio accumulato sopra un pattern violento e surreale. Con il primo singolo “Blackened Wings” ci soffermiamo su sonorità stile Mastodon, la qualità vocale tende quasi a un percorso death metal, con molti cambi spediti e complessi. Sul passaggio conclusivo la composizione si spinge su un ambiente progressive, dove il suo valore aumenta in modo netto grazie a una chitarra tecnica e virtuosa. Invece la carica martellante di “Azure” porta il sound alle origini con tematiche mature e pesanti, anche qui l’ottimo bridge divide la struttura del brano che si chiude sulle note incantevoli dell’organo anni ’70. Prima di chiudere ci inoltriamo nella carismatica “Hollow Waters”, una delle migliori opere di questo disco. La sezione ritmica scandisce colpi danzanti per completare il brano a dovere. Chiude la lunga suite “Through the Depths” che lascia un chiaro segnale di come il trio sia cresciuto in questi anni, coltivando un feeling invidiabile. La traccia si presenta classica e struggente, concludendo la sua corsa su una sperimentazione di valore immenso.
I Vokonis confermano di meritarsi un posto di rilievo nella scena doom metal, per un lavoro preciso e molto interessante da tenere d’occhio e approfondire con grande attenzione.
(Ripple Music, 2021)
1. Rebellion
2. Odyssey
3. Blackened Wings
4. Azure
5. Hollow Waters
6. Through the Depths