A distanza di sette anni dalla prima produzione, il trio veronese noise/post-rock We Fog torna sulle scene con un nuovo lavoro attento e personale che vede la produzione sopraffina del musicista francese Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust) e la grande sintonia in fase di composizione dei tre ragazzi. La band si forma a Verona nel 2015 con un percorso artistico e evolutivo che rispecchia tutta la scena noise e math rock degli anni Novanta, influendo molto sulle scelte musicali già nel primo disco Float del 2017 dove si nota un minimalismo interessante in fase di scrittura. Con questo secondo capitolo, intitolato Sequence, il valore tecnico cresce ulteriormente, segnando un tassello fondamentale nella carriera del gruppo. Le sette tracce si spalmano lungo il cammino all’interno di un nucleo amorevole e familiare per descrivere attimi complessi, fragili e di notevole maturità.
Il brano iniziale “A Father’s Love” è un passaggio ruvido e immersivo di distorsioni taglienti che raccontano una storia drammatica e oscura di una ragazza che trova perdono dopo un tragico gesto. Il riff portante sbatte con violenza nella ritmica rumorosa che folgora l’anima, una canzone dura e aggressiva con un testo potente. “Rise To The Sky” segue la scia verso una tematica frizzante di un tempo delirante stile math rock, con passaggi frenetici di chitarra e una linea vocale sussurrata che porta la struttura in una vibrante atmosfera, esplorando il viaggio nell’oblio di un individuo in difficoltà inghiottito da eventi surreali. Con “Kind Warrior” ci troviamo già davanti al primo sussulto alto di questo lavoro, con un abbraccio sentimentale e una corsa a fari spenti che porta sul primo piano un ritornello stupendo e un arpeggio dolce che descrive una storia d’amore conclusa in modo inaspettato. “Meat Without Feet” invece presenta un titolo grottesco con una linea introduttiva profonda e un momento suggestivo che la band ha affrontato durante un viaggio importante; sugli stop del batterista infine notiamo una grande e visionaria esecuzione che conclude con un dubbio esistenziale la traccia. Ci avviciniamo alla fine sulle note di “Trees”, un’altra canzone sognante e un balzo sporco delle distorsioni coccola il giro di basso sensazionale che sulla parte centrale ci delizia in un piccolo assolo, una traccia spedita e espressiva sopra una timbrica noise grunge. Passiamo poi alle ultime due composizioni, dove la mano di Cambuzat dà un apporto definitivo: su “No Land For Hope” si torna al passato dei Nostri con una lenta e emozionante ballad dove si narra della perdita nella speranza e l’abbandono, senza dubbio una grandiosa e incredibile opera. Chiudiamo con l’epilogo “Timex” e una martellante struttura a singhiozzo, con il tempo che scorre velocemente davanti ai nostri occhi senza darci le giuste risposte.
I We Fog danno un forte segnale al genere underground con un disco solido e attraente, mescolando il loro bagaglio sonoro in malinconiche storie attuali.
(Autoproduzione, 2024)
1. A Father’s Love
2. Rise To The Sky
3. Kind Warrior
4. Meat Without Feet
5. Trees
6. No Land For Hope
7. Timex