Era da Dirge, anno di Grazia 2011, che gli enfants prodiges della storica Earache, i grinders Wormrot, non tiravano fuori un full length. Sempre attivi in maniera folle dal vivo, con più tour atti a coprire buone fette del mondo, il trio di Singapore è senza dubbio uno dei ‘casi’ più eclatanti e in vista della scena grindcore mondiale: inutile dire, dunque, che, da parte mia e non solo, ci fosse una certa grande attesa per il neonato Voices.
I Wormrot non son mai stati campioni di originalità e questo, visto il genere di riferimento, non dev’essere considerato necessariamente un male: il loro grind, infatti, è sempre stato composto da elementi che un grinder vuole sentire e vedere – riff derivati dai primi Napalm Death, brutalità à la Insect Warfare, produzioni grezze, ma calde e comprensibili, attitudine umile e concreta – disposti con classe e perizia e, soprattutto, orchestrati dal vivo con violenza, entusiasmo e grandi capacità.
Invece, con Voices, almeno ad un primo ascolto, l’impressione è quella che il trio voglia rinnovarsi e cercare un sound che sia veramente il proprio: la produzione, seppur sempre molto grezza e calda, si fa più chiara, cristallina e brillante, risultando la loro migliore di sempre, in termini di resa sonora; il drumming, complice il nuovo arrivato Vijesh, è forse ai livelli più alti mai raggiunti dal gruppo, per velocità, gusto e precisione; le chitarre cercano maggiormente la melodia, pescando a piene mani da certo black metal (o forse dai molti gruppi contemporanei molto à la page oggigiorno, in grado di mescolare – e talora annacquare – attitudine hardcore con nera tradizione metal scandinava; n.d.R.), e amano esibirsi in dissonanze che, da quindici anni a questa parte, ci fanno spesso pensare ai Converge di Jane Doe; la voce, sempre molto versatile, privilegia lo scream, pur non trascurando growling gutturali e rocciosi, nonché voci declamanti di stampo tipicamente hardcore.
In una recente intervista, gigionescamente, il chitarrista Rasyid diceva che non aspettava altro che quelle recensioni che avrebbero stroncato Voices, bollandolo come il disco più ‘molle’ di casa Wormrot. In verità, quest’ultimo full length è tutt’altro che molle: le sberle, l’impatto e la cattiveria consueta non mancano. Ci sono, invece, alcuni interrogativi attitudinali e strutturali da porsi: il cambio di stile è più ‘ruffiano’, seguendo certi trend del mondo hardcore attuale, o è una reale evoluzione, connaturata all’essenza stessa della band? Manzoni insegna: “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Voices resta un disco godibile, che sa alternarsi fra grooves, atmosfere blackened inattese, ma sa anche ricordarsi e compiacersi dei vecchi stop’n’go’s e riff punk, tipici della tradizione della band; sa sterzare su dissonanze e tappeti di doppio pedale molto death metal-oriented, ma anche emozionare con melodie rubate a casa Satyricon, sorrette dalle vocals di Arif, più grandi e imponenti che mai. Il mood generale del disco avvicina molto i Wormrot del 2016 ad un’altra grande band che recentemente ha avuto un cambio dietro alle pelli, gli americani Magrudergrind: le sonorità dei due gruppi, per molti elementi, sono molto simili; solo, il trio di Singapore sembra voler di più sterzare su melodie nere e stridori ‘convergeani’.
Pezzi consigliati: “Hollow Roots” e “Oblivious Mess”, quintessenza della ‘conversione’ al blackened hardcore del grind dei Wormrot; “Shallow Standards”, canzone in cui sembra rivivere, seppur con meno follia, l’anima dei mai troppo rimpianti Discordance Axis (altro spettro fugace nel mood generale di Voices; n.d.R.); “Take Aim”, con un sorprendente tupa-tupa finale quasi thrashy; “Compassion is Dead”, uno dei migliori pezzi del disco, fra quelli che flirtano coi tre minuti di musica. Per i più tradizionalisti, non mancano i pezzi noise/grind di una manciata di secondi: “Dead Wrong” e “Still Irrilevant”.
Bel disco, ma da ascoltare con attenzione e spirito critico.
(Earache, 2016)
1. Blockhead Fuck Off
2.Hollow Roots
3.Exit Fear
4.God’s in His Heaven
5.Oblivious Mess
6.Descending the Unknown
7.Dead Wrong
8.Fallen into Disuse
9.The 1st World Syndrome
10.Shallow Standards
11.Fake Moral Machine
12.Forced Siege
13.Take Aim
14.Still Irrelevant
15.Eternal Sunshine of the Spotless Grind
16.Compassion is Dead
17.Buried the Sun
18.Defaced
19.The Face of Disgrace
20.Outworn