Giungono al secondo full length i veneti WOWS, partendo da un esordio discografico datato 2014, e ad oggi raggiungono una meta tanto notevole quanto ottenuta a tempo debito. Con tempi dilatati nella musica come nel concretizzarsi di questo progetto discografico, dopo cinque anni dal precedente full length AION (Argonauta Records, 2015), la band scaligera pubblica Ver Sacrum, in uscita il 3 aprile 2020 tramite un italianissima coproduzione tra Dio Drone, Coypu Records, Hellbones Records e Shove Records.
Nonostante il tempo trascorso dall’ultima release, si può constatare quanto il flusso creativo degli WOWS goda di buona salute, con un album che mostra una band capace di rivedere quanto svolto in precedenza senza distaccarsene. Non a caso Ver Secrum mesce post-metal ed atmospheric black/doom metal con la maestria di chi ha ben in mente il panorama musicale odierno e di come il proprio opus debba inserirsi al suo interno. Ancora una volta però non vale la pena di relegare un elaborato così marcatamente contemporaneo (sia anagraficamente che stilisticamente) nei confini di una stagna catalogazione di genere e sottogenere, invece ha molto più senso parlare di espressione piuttosto che di forma. Il messaggio di Ver Secrum si avvale di un efficace contrasto tra ombre e luci, che si stagliano ineluttabilmente nel corso dei 43:54 minuti di playing di un disco mutevole.
L’opening track “Elysium” rappresenta un’ottima introduzione per poter addentrarsi nel corretto mood riflessivo, indispensabile per fruire dell’anabasi introspettiva proposta nel corso dell’ascolto. Scelta quantomeno azzeccata anche l’inserimento di “Mythras” come seconda traccia (pubblicata in premiere su Cvlt Nation), nonché primo effettivo brano canonico dell’album, che si avvale di un contrasto dinamico che sferza il pianissimo agogico della precedente traccia con un fortissimo aprendo un ventaglio di elementi a disposizione, da una sezione di blast beat e tremolo picking tanto inediti quanto apprezzati, a richiamo gli echi del miglior atmospheric black metal oltreoceano all’indirizzo dei Wolves in the Throne Room, ma anche nordeuropeo, attingendo dalle atmosfere dei Wiegedood o degli Urfaust di Empty Space Meditations. L’iter proposto da “Mythras” si sviluppa secondo il leitmotiv della dualità caratteristica dalla band, in nove minuti che vedono la seconda parte del brano distendersi a tal punto da rarefarsi, sottraendo ogni punto di riferimento e facendo mancare il terreno da sotto i piedi dell’ascoltatore, che rimane inevitabilmente sospeso nel vuoto di una caduta libera infinita. A corredo dell’estasi ipnotica ed alienante del suddetto brano è stato realizzato un ispiratissimo videoclip da parte della visual artist Elide Blind.
“Vacuum” muta nuovamente l’esposizione formale, ma rimanendo comunque fedele al messaggio originario, avvalendosi dell’ipnosi di un ostinato di chitarra dissonante, di un’invenzione armonica/compositiva drammatica e dell’interpretazione del vocalist Paolo Bertaiola che, in questa istanza più che mai, dimostra la sua versatilità, spaziando da clean vocals dinamiche e di grande pathos comunicativo a dilanianti quanto liberatorie sezioni di distorsioni vocali sulle false corde, ispirate dal miglior post-metal di Amenra e Cult of Luna, ma anche Downfall of Gaia nei momenti di strazio più estatici. Al quarto brano “Lux Æterna” si ha la conferma definitiva di quanto quest’album sia un excursus di luce rivelatrice ed accecante, che di conseguenza staglia ombre ora di serena intimità, ora di oscurità asfissiante, coinvolgendo l’ascoltatore in un’esperienza simile allo storytelling, in cui ogni brano rappresenta un capitolo a sé stante. Durante la sezione finale si distingue il basso marmoreo di Pierluca Esposito, brillante tanto nella composizione quanto nel suono, che per qualità sta al passo di produzioni ai massimi livelli molto più blasonate. Tale pregio non si limita solo al basso, ma si estende a tutto l’eccellente comparto tecnico, che gode di una produzione che magnifica al meglio le qualità della band, che ha oltretutto adottato in studio un approccio da live performance, negando la puntualità delle sovraincisioni a favore di una preservata e riscontrabile istintività. Giungendo al capitolo finale “Resurrecturis” si percepisce quanto Ver Sacrum sia un eterno ritorno, sia concettualmente che concretamente, guardando esso al futuro ma anche al passato. In questa traccia viene esibito infatti un carattere più vicino al precedente AION, in cui il carattere psichedelico e le “odd signature” richiamano i migliori Tool, ma in una reinterpretazione personale e brillante, esibendo escursioni dinamiche notevoli, che lasciano spazio persino ai singoli elementi, come i decisivi e mai invadenti synth, droni e sound FX di Kevin Follett, sempre pertinente e concreto. La band ha sviluppato una maturità tale da potersi esprimere avvalendosi di diversi involucri formali, e quelli scelti per Ver Sacrum dimostrano un finissimo gusto quanto un’accurata ricerca. Magari avremmo apprezzato il ripetersi di alcuni segmenti atmospheric black proposti in “Mythras” anche in altri momenti della traclist, anche in virtù del fatto che si trattasse del primo estratto dal disco. In ogni caso, l’album si assesta ai massimi livelli toccati finora dall’ensemble veronese, che ha voluto curarlo nel dettaglio più minuzioso, anche riguardo l’aspetto visivo, donandogli un prestigioso artwork realizzato da Paolo Girardi.
Dunque siamo di fronte ad un’opera completa, non solo per minutaggio ma anche per quantità e qualità dei contenuti esposti, che erigono un monumento ad una formula post-atmospheric black/doom metal così caratteristica da essere immediatamente riconducibile alla six-men army veneta. Gli WOWS confermano ulteriormente la propria autenticità, così come la proprio fluidità formale che trova in ogni sua interpretazione grande cognizione di causa, motivata principalmente da un messaggio originale, così come le migliori dimensioni musicali, non solo post-metal, odierne.
(Dio Drone, Coypu Records, Hellbones Records, Shove Records, 2020)
1. Elysium
2. Mythras
3. Vacuum
4. Lux Æterna
5. Resurrecturis