Gli eroi indiscussi del culto stoner psichedelico Yawning Man sono un’autentica mina esplosiva sulla scena underground del momento. Nati nelle lande deserte e bollenti della California a metà degli anni Ottanta, creano da subito un percorso solido e graffiante; la loro musica è influenzata da diversi generi preziosi come l’hard rock e il punk, fino a mescolare altre sfumature più moderne come lo stoner rock e il doom. Il tutto si incastra ad orizzonti sperimentali notevoli, prettamente di timbro strumentale. Dopo alcuni EP e tour europei, il gruppo dà alla luce l’esordio monumentale Rock Formations del 2005 che li lancia in modo definitivo sul panorama musicale, rendendoli autentici padrini del genere. In questo nuovo mini album invece, il sesto della loro carriera dal titolo Long Walk of the Navajo, segna il grande ritorno nella line-up di Billy Cordell, storico bassista ed ex-Brant Bjork. Al suo interno il trio intraprende un infinito viaggio allucinogeno comprensivo di tre tracce e porta le melodie in un vortice oscuro e pesante, fatto di paesaggi incandescenti e tematiche a tratti inquietanti, lasciando di stucco l’ascoltatore con la sua incantevole bellezza. Il titolo dell’opera rispecchia un fatto realmente accaduto, cioè il tentativo di genocidio etnico sul popolo Navajo nel 1864 da parte degli Stati Uniti: un argomento delicato che la band riesce ad esprimere al meglio con una timbrica tentacolare e personale.
Il disco si apre con la lunga title-track “Long Walk of the Navajo”, un brano meraviglioso di 15 minuti che lascia un sapore orgoglioso e maturo al suo passaggio. Il delicato tocco della batteria avvia attimi di speranza, incastrando il giro corposo di basso in un’atmosfera lucida che ci conduce in un habitat stupendo. La canzone poi prosegue il suo cammino con un cambio misterioso che regge il tempo magnetico della chitarra e le distorsioni ruvide, trasportando la nostra mente in un caloroso ambiente sotterraneo. Segue la seconda traccia “Respiratory Pause”, un’altra suite incredibile dalle emozioni attraenti; qui il tiro della struttura si fa più pesante e caotico, mantenendo però la sensazione di magia e personalità. Una luminosa e sensitiva composizione, con una vena artistica malinconica che si distingue in una eccellente produzione, fatta di assoli spaziali e una grintosa cavalcata struggente. Il brano conclusivo “Blood Sand” è un atmosferico segnale che si libera nell’aria con urla inquietanti e un’energia potente, lasciando sullo sfondo un basso ipnotico e una batteria tagliente. Un bel brano emozionante che svanisce in un tono dolce e silenzioso.
Long Walk of the Navajo è un album meravigliosamente profondo e riflessivo, il capitolo più intenso e narrativo del gruppo che dimostra ancora una volt, di essere uno dei collettivi più interessanti di questi ultimi anni.
(Heavy Psych Sounds, 2023)
1. Long Walk of the Navajo
2. Respiratory Pause
3. Blood Sand