I canadesi Yoo Doo Right sono una strabiliante realtà musicale del momento, con un sensazionale timbro sperimentale che viaggia su binari artistici notevoli e una narrazione affascinante ricca di colpi di scena, unendo attimi rumorosi e melodici a suite strumentali mozzafiato. Il trio, nato nel 2016 a Montreal, ha creato un sound unico e colonne sonore da brividi, catturando l’attenzione della critica già con i precedenti full length Don’t Think You Can Escape Your Purpose (2021) e A Murmur, Boundless to the East (2022). Dopo il breve EP dell’anno scorso The Sacred Fuck, i Nostri tornano con questo nuovo terzo lavoro in studio From the Heights of Our Pastureland per la label Mothland, un’operadinamica con un profondo e oscuro racconto suggestivo.
L’apertura “Spirit’s Heavy, But Not Overthrown”, divisa in due parti, è un modo importante per dare il via a questo disco, con una durata sostenuta e una sensazione opprimente e geniale al suo interno. La prima parte non è altro che un segnale stridulo e campionato della distorsione di chitarra simile al passaggio di un aereo da guerra, che vola su una distesa inquietante e immersiva. Nella seconda parte invece le percussioni avviano un percorso complesso sul tradizionale timbro krautrock e un leggero passaggio di post-rock, per rispecchiare le sonorità di molte altre band del genere strumentale. La traccia poi si snoda in un tempo danzante e esplosivo con una linea vocale impeccabile del frontman Justin Cober che dà quel senso di imprevedibilità al brano; dopo il furioso bridge il pezzo si conclude in due minuti finali silenziosi. “Eager Glacier” inizia con il tocco martellante del batterista John Talbot che si cimenta in un ritmo diretto e ripetitivo ed realizza un’esecuzione scenica, man mano poi l’intensità aumenta fino a raggiungere picchi alti e rumorosi. Nella parte centrale il brano si calma accompagnando le presenze sinistre di fondo alla modalità infernale del finale. Una composizione eccellente che si prende tutta la scena dell’intero lotto. Con “Ponders End” la band si proietta verso lidi più ritmati con un inusuale tempo britpop e la consueta atmosfera buia, abbracciando una cavalcata emozionante e ballabile che esprime al meglio tutte le caratteristiche nascoste del gruppo per sorprendere nel modo giusto. La penultima traccia “Lost in the Overcast” è una canzone breve che dà un piccolo momento di respiro con un intermezzo ambient malinconico. Chiudiamo con la title-track “From the Heights of Our Pastureland”: un’opera immensa, la migliore in assoluto dell’intera posta, arricchita da un’energica struttura vorticosa che si lascia andare a esplosioni pesanti, concludendo il cammino in maniera morbida e sentimentale.
I Nostri ci mettono davanti a un lavoro enorme e ampio, dove ogni lato armonioso e ben curato avvolge il vortice di suoni infallibili per una produzione riflessiva.
(Mothland, 2024)
1. Spirit’s Heavy, But Not Overthrown
2. Eager Glacier
3. Ponders End
4. Lost in the Overcast
5. From the Heights of Our Pastureland