Era il 2017 quando i 1476, duo di Salem, fece uscire Our Season Draws Near, primo album per la tedesca Prophecy che ebbe l’occhio lungo di mettere sotto contratto questa particolare band americana. Robb Kavjian e Neil DeRosa avevano allora già alle spalle un catalogo fatto di altri tre lavori, che la label redistribuì in maniera più capillare. Poi dopo il 2017 alcuni tour in USA e un lungo stop, anche forzato, periodo durante il quale i Nostri (soprattutto Robb) si sono mossi in maniera personale e solista. Fino a questo luglio 2023, che vede i 1476 (adesso in formazione a quattro elementi) dare alle stampe il nuovo In Exile: cosa dobbiamo aspettarci da questo lavoro? La band rifugge da qualsiasi radar che possa provare a dare una catalogazione al suo suono, mostrando non solo all’interno di ogni lavoro, ma anche proprio nelle singole canzoni, influenze che spaziano dal neofolk al dark/occult rock, dall’elettronica all’ambient, dai synth (dungeon synth più nello specifico) ad accelerazioni più prettamente metal, dal post-punk al punk-rock, riuscendo sempre a mantenere un’integrità di fondo ed un suono proprio e distintivo. In Exile si presenta con la volontà di tirare quasi le fila del “1476-pensiero”, fornendoci uno spaccato di come sono oggi i Nostri, dopo tutte le esperienze, le aggiunte di line-up e gli avvenimenti che si sono avvicendati in tutto questo tempo. Un tirare le somme che, più nello specifico, può essere tradotto come l’unione delle atmosfere autunnali, malinconiche, magiche ed occulte di Wildwood/The Nightside con l’approccio più energetico, vitale e istintivo di Our Season Draws Near. Per chi non fosse familiare con i Nostri quanto detto si realizza in pezzi diretti, tirati ma caratterizzati da un’atmosfera a tratti solenne, a tratti nebbiosa e ancestrale, autunnale appunto nei colori e nelle emozioni che trasmette. A chitarre acustiche e arpeggiate si alternano momenti più elettrici e vibranti, la batteria di Neil è un cuore pulsante che non smette mai di battere, impetuoso e costante, vera e propria anima delle composizioni assieme alla voce di Robb, oggettivamente mai così ispirata e variegata nei suoi approcci.
In undici tracce questi ragazzi hanno descritto un mondo musicale che, in ordine sparso, va a citare (post) grunge, The Smashing Pumpkins, The Clash, The Smiths, la wave tout-court, punk e horror punk, lasciando un po’ più in disparte stavolta il versante dei campionamenti e dei synth e aprendosi maggiormente al calore delle chitarre, del basso e della batteria. L’anima è comunque quella del punk, in tutte le sue diramazioni, il più adatto forse a rendere in maniera ottimale l’energia e il cuore che i 1476 mettono nei loro brani, che in grossa parte viaggiano su tempi medio-rapidi, eccezion fatta per alcune parentesi e almeno tre pezzi più di atmosfera e meditativi, che culminano nella splendida “Where Are You?”, chiusura coi fiocchi per In Exile. Le tracce più rappresentative di questo disco? Non ce ne sono, la coesione è talmente forte, il livello qualitativo così buono che è impossibile premiare una o più canzoni nello specifico. Ma va sottolineato però come In Exile acquisti un suo specifico e completo significato quando viene ascoltato nel suo complesso: in questo caso i vari pezzi, già di per sé buoni, acquistano una luce diversa, più intensa, rendendo immediatamente il disco uno di quegli album che, una volta finiti, non si può fare a meno di premere di nuovo “play”. A pura sensibilità personale sono rimasto maggiormente colpito da “Lapis Fire: Through The Mist”, “Where Kings Fall”, “Beyond The Meadows, Beyond The Moors” e dalla già citata “Where Are You?”: quest’ultima in particolare, apparentemente semplice nel suo evolversi, è caratterizzata da un crescendo imponente, che deflagra e collassa su sé stesso in un incendio noise che lascia dietro di sé solo braci scoppiettanti, con un climax e delle intuizioni non dissimili a certe cose sentite nell’album che i Nostri hanno dedicato a Poe.
I 1476 hanno dato alle stampe un disco che rappresenta al 100% la loro natura multiforme e imprevedibile. Se nelle vene di In Exile scorre un sangue punk, è innegabile che nel suo DNA ci siano anche elementi provenienti dai generi citati più volte nelle righe qui sopra, sintetizzati con maestria e con amore per creare un lavoro fatto con il cuore, emozionante e coinvolgente, un vero e proprio slancio vitale messo in musica: questi ragazzi riescono a fare qualcosa di magico con i loro pezzi, riescono a farti sentire “a casa”, a tuo agio, tutto merito delle atmosfere così dolcemente malinconiche e allo stesso tempo pure e istintive, profonde come i nostri sentimenti più innati. Raccomandandovi di ascoltare la presente opera, preferibilmente in cuffia e a volume smodato, vi invitiamo a recuperare il catalogo dei Nostri, per apprezzare maggiormente la loro evoluzione e le varie sfumature stilistiche che qui hanno raggiunto una completa maturazione.
Nota conclusiva a margine della recensione. Abbiamo avuto la possibilità di dare un ascolto anche alla versione speciale di In Exile chiamata Lost Souls. Questo disco bonus della durata di circa mezz’ora originariamente doveva far parte del lavoro principale, che era stato pensato per essere un doppio disco sin da subito: svariati motivi hanno però portato i Nostri a creare una deluxe edition, un po’ come è stato fatto con l’edizione Prophecy di Wildwood/The Nightside. Lungi dall’essere una mera appendice con brani scartati, Lost Souls si configura invece come parte integrante, se non addirittura fondamentale, per chiudere il cerchio tracciato dal lavoro principale. Se escludiamo la sola “Obsidian Fire: In Shadows” abbiamo tra le mani un EP dal sapore decisamente neofolk, con momenti che strizzano l’occhio anche agli Anathema acustici dei primi anni Duemila, al lirismo britannico di Wolcensmen, ai Les Discrets e ad Alcest più romantici e sognanti. Le atmosfere sono se vogliamo ancora più autunnali di In Exile, come se ci trovassimo al cospetto del tramonto di una giornata di metà settembre: le ombre si allungano, il sole che fino a poco prima era stato caldo si sta intiepidendo, la natura si sta preparando a vestire i suoi colori più belli e lucenti prima di lasciare il passo all’inverno. Cinque canzoni sospese, magiche, crepuscolari e nebbiose, con la sola già citata “Obsidian Fire: In Shadows” ad inasprire per un attimo gli animi pur mantenendo lo stesso mood portante. Un EP, questo Lost Souls, che conferma come i 1476 non siano una band “standard” e prevedibile: parlano la lingua degli amici, in modo universale e consolatorio, e scusate se è poco.
(Prophecy Productions, 2023)
1. Lost In Exile
2. Lapis Fire: Through The Mist
3. Tristesse In Exile
4. Jade Fire: A Paragon
5. When Comes The Dawn?
6. May Mountains Never Fall
7. Where Kings Fall
8. A Queen In Exile
9. Beyond The Meadows, Beyond The Moors
10. Carnelian Fire: The Gallows
11. Where Are You?Lost Souls (Bonus Edition)
1. Emerald Fire: Northern Lights
2. For A Thousand Ages
3. Obsidian Fire: In Shadows
4. The Nightingale
5. A Dream In Exile