Un nostalgico e attraente segnale si annida nel mondo dei Giant the Vine, band post-rock strumentale da Genova. A distanza di quattro anni dal loro emozionante esordio Music for Empty Places, che li ha lanciati nel panorama sperimentale del momento, i Nostri tornano con grande orgoglio e ambizione con un nuovo album dal titolo A Chair at the Backdoor, distribuito dalla label italiana Luminol Records con sede a Milano. Al suo interno cresce una geniale sinfonia che li conferma a pieno in questo genere complesso e di nicchia, cercando di giocare sulle numerose idee suggestive che sostituiscono la voce. Il risultato è uno spaccato intenso e maturo, che ci attrae in un vortice di immagini e racconti.
L’iniziale “Protect Us from the Truth” apre l’album con una sensibile carezza nell’arpeggio malinconico di chitarra, per poi subire un balzo deciso della batteria e avvia un bridge quasi jazz sul sassofono emblematico dell’ospite Gregory Ezechieli. Il resto del brano si evolve in una struttura oscura e travolgente, lasciando un’emozione psichedelica. Segue l’impatto sognante di “Glass”, una traccia sensibile che ci attrae in un importante passaggio visionario e originale: qui la tematica segue un filo post-rock solido e struggente, completando una canzone stupenda e energica. Su “The Potter’s Field” invece tornano a farsi sentire il mistero e la suggestione, con una composizione soffusa e silenziosa che si agita nelle note tecniche di basso e sul ritornello vibrante, portando la struttura in qualcosa di virtuoso. A seguire, il brano “Jellyfish Bowl” conclude il primo atto di questo disco, con la sua notevole durata e le atmosfere riverberate che creano un ambiente morbido e rilassante; nella fase finale infine la canzone si accende in una luce diversa e una sfumatura dolce. Nel trittico finale troviamo altre sorprese come la carica polverosa di “The Heresiarch”, uno dei brani più duri e martellanti del lotto. Le distorsioni qui si lasciano trasportare in una realtà caotica, dove i continui cambi di tempo della batteria mettono in mostra un’opera incendiaria e potente. Prima della fine “The Inner Circle” riporta una leggera quiete con un pianoforte stupendo e il talento di Ilaria Vrenna, musicista e compositrice di rilievo. Il tocco acustico nella title-track “A Chair at the Backdoor” conclude con qualità questo lavoro, lasciando alle nostre orecchie una suite incredibile di dodici minuti, che si incastra al monologo recitato di sottofondo e la grande personalità del gruppo.
I Giant the Vine sono una band interessante, che con un grande potenziale riesce a confezionare un album eccezionale e godibile.
(Luminol Records, 2023)
1. Protect Us from the Truth
2. Glass
3. The Potter’s Field
4. Jellyfish Bowl
5. The Heresiarch
6. The Inner Circle
7. A Chair at the Backdoor