In quel di Modena esiste una interessantissima band metalcore sinfonico che, nel corso del 2023, è giunta al secondo album in carriera. Sto parlando dei Dreamcrawler. Ai più questo nome non dirà nulla, ma vi assicuro che stiamo parlando di un gruppo veramente molto interessante che non ha nulla da invidiare a nomi più blasonati nel Bel Paese. In verità sono in giro dal lontano 2015 pubblicando, due anni dopo, il loro primo demo intitolato Once, A Poet told Thee… Questo Memoria invece è in un certo senso la prosecuzione del loro primo lavoro, uscito nel nefasto 2020, dal titolo Oniria. Dietro a questi due album ci sono dei significati filosofici e profondi (che scopriremo nella recensione); inoltre i testi dei brani sono scritti in inglese arcaico. Direi che dopo questa breve introduzione si possa partire con l’analisi di questo album composto da ben 13 tracce.
Si inizia con la intro strumentale e barocchissima “Kyrie”; quindi da come potete evincere il vero primo brano è la seconda traccia “”Masquerade”, canzone pesante, ma allo stesso tempo orecchiabile. Breakdown pesanti composti dai chitarristi Tiziano “Red” Campagnoli e Davide “Bassa” Bassanelli, il tutto sorretto da una parte orchestrale molto interessante, ma soprattutto pacchiana il giusto. Il cantato del frontman Tommaso “Bileygr” Testi è molto graffiante e sta proprio a pennello sul riffing del gruppo creando atmosfere oscure e pesanti. Riesce a passare da growl a scream con una facilità disarmante, veramente padrone della tecnica. Memoria ha in generale un’atmosfera decadente: diciamo che se fosse una città, per fare un paragone, sarebbe probabilmente Budapest. Da contraltare alle voci gutturali del cantante principale troviamo quelle pulite dei due chitarristi, che si limitano a fare il compitino senza strafare. Un peccato, perché avrebbero potuto dare quel quid in più a questo disco, però fa tutto parte del percorso di crescita del sestetto. Il viaggio procede spedito con “Please Us with Torture”, dove si possono sentire influenze a metà tra Make Them Suffer e primi Bring Me the Horizon. Canzone con un tiro devastante e che tiene l’ascoltatore incollato alle casse. L’apice del pezzo si raggiunge con il breakdown pachidermico e rallentatissimo. Dopo un paio di brani filler giungiamo alla parte finale di Memoria: la penultima traccia “Sloughed Abode Where Regrets Sleep” è, a mio modo di vedere, il brano migliore dell’intero lotto. Ritornelli orecchiabili, riff abrasivi e parti orchestrali interessanti, un vero e proprio sunto del gruppo modenese.
Memoria è un inno al Tempo, costante implacabile della vita nel bene e nel male. Un lavoro eccellente, prodotto divinamente da Luca Incerti, molto impattante con un songwriting già molto maturato che sprigiona una potenza inaudita rispetto ai due lavori precedenti. Qualche “basso” in qua e là come le voci pulite e qualche pezzo riempitivo di troppo, ma nel complesso il gruppo è promosso a pieni voti. Inoltre, questa commistione con il genere sinfonico (in questo caso quasi teatrale), li differenzia e non poco dalle altre band metalcore. Dopo questo lavoro siamo curiosi di sentire nuova musica e siamo convinti che i Nostri riusciranno ad alzare ulteriormente l’asticella.
(Autoproduzione, 2023)
1. Kyrie
2. Masquerade
3. This Verdant Cathedral
4. Vagrant Yawl
5. Please Us with Torture
6. A Garden in Heaven
7. Lacrimosa
8. The Memory of Mine
9. Thousand Pictures
10. Begone Now
11. Three Judges
12. Sloughed Abode Where Regrets Sleep
13. Recordare