Se mi domandassero quale potrebbe essere la colonna sonora ideale per la fine del mondo, beh, l’unica risposta sensata che potrei dare è il noise; che sia rock, che sia metal, poco importa. Noise come se, per l’appunto, non ci fosse mai più un domani. Il perché è presto detto. È un genere che al netto della sua violenza sa usare infiniti modi per far male, per far star male durante gli ascolti, per creare ansia, paura, disturbo, malessere. Ancor più dei meandri nerissimi del black metal, ancor più del soffocamento tipicamente death metal. La band che prendo in esame quest’oggi rispecchia quanto appena detto. I Couch Slut gettano un pesante drappo sulla testa dell’ascoltatore, con trame così spesse che l’aria è totalmente preclusa e con essa anche qualsiasi barlume di luce. Arrivati al quarto disco, il quintetto ha nella sua cantante il vero asso sul tavolo verde: Megan Osztrosits con la sua ugola al vetriolo ci porta a spasso in un mondo fatto di dolori, dove il fallimento personale è un Cristo – ancora senza croce – che vaga senza meta, trascinando stancamente i piedi, lasciando una densa scia di sangue dietro di sé.
You Could Do It Tonight è sostanzialmente diviso in due parti. La prima parte, che preferisco, pur lambendo la forma libera del jazz, con passaggi che sanno tantissimo di jam session, ha un suo focus. Addirittura ci sono un paio di tracce che hanno un potenziale radiofonico, nonostante siano nocive come un barile di acido muriatico. “CENSORED” ha un giro di chitarra che ti si ficca in testa e non va più via, nemmeno quando il basso slabrato, saturo, maleducato di Kevin Hall alza la voce e fa a spintoni. Lo fa praticamente per tutta la durata del lavoro, rappresentando l’altro plus di un sound che non mostra imperfezioni. “The Donkey” è l’apice di questo album, una canzone che nel suo dipanarsi cavalca tutto il panorama noise degli ultimi vent’anni ed il bello è che lo fa senza risultare un mero copia/incolla. La band arriva alla quarta uscita sulla lunga distanza con la piena consapevolezza del proprio potenziale, sciorinando una freschezza compositiva che risulta perfetta anche nella seconda parte del disco, quella più caotica, incline al caos. Il black metal di “Energy Crystals For Healing” è quindi l’esempio più calzante per quanto appena scritto. In poco meno di quaranta minuti ogni nostra certezza viene spazzata via.
Uno tsunami musicale che lascia inerti a terra, pienamente soddisfatti nonostante il sapore amaro – così famigliare – della pochezza delle nostre esistenze.
(Brutal Panda Records, 2024)
1. Couch Slut Lewis
2. Ode To Jimbo
3. CENSORED
4. The Donkey
5. Presidential Welcome
6. Energy Crystals For Healing
7. Downhill Racer
8. Laughning And Crying
9. The Weaversville Home For Boys