Pare che il post-rock non abbia mai attecchito più di tanto in Sicilia, in particolar modo nelle sue accezioni più vicine al termine successivo al trattino. Accogliamo quindi con grande sorpresa i palermitani 42DE, che dopo un EP autoprodotto (2015) giungono al primo full length con Fall Of The Moon, pubblicato lo scorso 8 settembre da Fluttery Records, etichetta di massimo riferimento per il genere trattato, già casa di band come Oh Hiroshima, Pictures From Nadira e Maïak. Ma basta qualche minuto di musica per fugare ogni stupore: i 42DE sono praticamente all’esordio e hanno ideato, composto e suonato un album di altissimo spessore.
Sia chiaro, i Nostri non si premurano di reinventare né di stravolgere le coordinate del genere, né tantomeno cercano il guizzo geniale o il colpo a effetto. Si impegnano, invece, con una buona dose di coraggio, nella realizzazione di un concept interamente strumentale, in cui la luna citata nel titolo è chiamata ad aiutare il pianeta Terra a difendersi dall’occupazione umana. La band risulta sicura di sé nel mettere in atto l’idea, interpretando i canoni post-rock in maniera peculiare, con massima cura dei dettagli e del songwriting, conferendo al lavoro un moto ondivago sul piano emozionale e atmosferico.
Fall Of The Moon è un album decisamente guitar-oriented e per questo suona genuino, senza sovrastrutture, riuscendo ad arrivare costantemente al punto. Le chitarre di Massimiliano Bellavia e Nicolò Borrometi guidano, appunto, i brani giostrando i vari momenti senza accusare il minimo cedimento nelle variazioni d’atmosfera. Così la solida opener “In Dharma” lascia il campo alla struggente “Solitude”, “Call Of The Giants” spiega che pure il cosiddetto crescendocore può essere consistente e personale dopo un “Interlude” caratterizzato dall’uso ponderato ed efficace di un violino. Il segmento centrale della tracklist si fa (relativamente) muscolare con “Creation Of Something Abstract”, arricchita da un’interessante atmosfera jazzy dettata dalla sezione ritmica, e con una “Magnitude” in cui le seicorde sono assolute protagoniste, prima con un intro da manuale e poi con virtuosi assoli. “Dawn Of The First Day” conclude con un nuovo inizio, come simbolo di rinascita ciclica di cui il brano si fa colonna sonora.
In Fall Of The Moon convergono tutti i crismi del post-rock come lo conosciamo, con le sue dinamiche, le sue plettrate veloci, i suoi suoni magniloquenti, le sue ritmiche spezzate, eppure suona tutto convincente ed esaustivo. Vuoi per una questione di buon gusto compositivo, per una piena padronanza tecnica degli strumenti o per una produzione cristallina che supporta ed esalta tutti gli elementi in gioco, i 42DE dimostrano di possedere tutte le carte in regola per far parlare di sé. In un genere affollato da uscite ridondanti, manieristiche e assolutamente dimenticabili, i Nostri riescono ad affermare la propria identità con un lavoro encomiabile che i fan di questa musica non dovrebbero assolutamente lasciarsi scappare. Per quanto ci riguarda hanno scritto il proprio Departure Songs, speriamo che porti loro l’adeguata fortuna.
(Fluttery Records, 2018)
1. In Dharma
2. Solitude
3. Interlude
4. Call Of The Giants
5. Creation Of Something Abstract
6. Magnitude
7. Submerge This World, Holy Rain
8. Dawn Of The First Day