Se da un lato il 2017 è stato un anno “nero” per quanto riguarda la scena deathcore mondiale, che ha visto il declino di alcune importanti realtà, dall’altro però è stato largamente bilanciato dalla fulgida ascesa di alcune nuove leve che hanno dato alle stampe album di grande caratura: l’esempio più eclatante sono senza ombra di dubbio gli Shadow Of Intent, giovane formazione creatasi nel 2014 con già due full-length all’attivo.
Reclaimer riprende tutto ciò che di buono c’era in Primordial, disco di debutto nel quale gli americani avevano messo in mostra una preparazione tecnica di tutto rispetto ed un songwriting piuttosto fresco ed ispirato, migliorandolo in maniera iperbolica. In questa piccola e brillante “perla” di deathcore moderno riusciamo a trovare tutto quello che ci si aspetterebbe da un disco del genere, rivisitato secondo gli stilemi del quintetto di New York, rifinito con una fattura a dir poco squisita e, soprattutto, estremamente coinvolgente nella sua incredibile dualità attraverso la quale melodia, innesti sinfonici ed aperture ariose si fondono in maniera fluida e naturale, con breakdown pesantissimi, growls gutturali e riff quadrati mutuati dal death metal più becero e brutale.
“We Descend…” si affida ad un’apertura ariosa e sinfonica che diviene man mano più aggressiva quando gli altri strumenti si uniscono alle tastiere, sfoderano in chiusura un break ispirato e cadenzato; si prosegue con “The Return”, brano maestoso ed incalzante nel quale sinfonie di tastiera e riff più ariosi si sposano alla perfezione con un drumming terremotante ed alcune poderose bordate di basso. “The Catacombs” è una delle canzoni più violente ed ispirate del platter, che non farà prigionieri grazie ai suoi riff quadrati, growl gutturali ed un breakdown spezzacollo sul finale, il tutto impreziosito dalla voce di Jay Evans degli Ingested. “The Gathering of All” mette in perfetto risalto le due anime della band mescolando parti in up-tempo ad altre in mid-tempo, giocando sapientemente con melodia ed aggressività. “The Forsaken Effigy” porta in sé tutte le caratteristiche del deathcore moderno, con riff agili ed innesti mutuati dal melodic-death metal uniti a robusti breakdown ed un pachidermico rallentamento finale à la I Declare War. La conclusione viene affidata all’ottima “The Tartarus Impalement”, canzone decisamente lunghetta con i suoi quasi otto minuti di durata, che ribadisce l’ottima capacità degli Shadow Of Intent nel maneggiare sinfonie imponenti e sferzate di ferocia strumentale dall’alto tasso tecnico.
Probabilmente il voto finale vi sembrerà un po’ eccessivo, ma è certo che, dopo un paio di ascolti, cambierete idea. Gli Shadow Of Intent sono esattamente quello che la scena desiderava da tempo immemore, ovvero una formazione giovane ed ispirata che facesse tesoro degli insegnamenti del passato e riuscisse allo stesso tempo ad avere uno stile personale e sapesse abbracciare l’innovazione: il risultato è ottenuto con Reclaimer, un vero capolavoro.
(Autoproduzione, 2017)
1. We Descend…
2. The Return
3. The Horror Within
4. The Catacombs
5. The Mad Tyrant’s Betrayal
6. The Gathering of All
7. The Heretic Prevails
8. The Prophet’s Beckoning
9. The Forsaken Effigy
10. The Great Schism
11. The Mausoleum of Liars
12. The Tartarus Impalement