In un momento in cui lo sludge è particolarmente produttivo nel creare nuove soluzioni musicali e se ne trova traccia un po’ ovunque laddove viene fatto collidere con altri generi, i francesi Soyuz Bear – “soyuz” è una parola russa che dovrebbe stare per “unione”, “alleanza” – fanno una scelta contro corrente, à rebours come si dice dalle loro parti, che è allo stesso tempo classica e conservatrice, coraggiosa se vogliamo. Il nuovo Black Phlegm, uscito per Zanjeer Zani Production e Necrocosm, che segue la cassetta d’esordio MMXV, è difatti un puro distillato di sludge, con solo qualche momento più disteso di doom.
Due sono le linee che percorrono quest’album. Da un lato i Soyuz Bear si contorcono, infatti, con crudele calma e una lentezza pachidermica, assestando schiaffoni tramite riff che cadono piano piano giù dal cielo, un basso grasso, una voce rantolata ed acida, variando di poco le velocità e subito ritornando a quelle che più gli si confanno, come ad esempio accade nella titletrack. Dall’altro tengono un altro piglio, più d’impatto e rugginoso, come in “Human Vanity”, mantenendo sempre quel modo unto e oleoso di procedere che gli consente di sferrare affondi truci ed efferati sganciando mattonate sul cranio al canto di fuck you all. Sintesi perfetta di questi due aspetti è sicuramente “Scrub” dove, dopo due minuti fiaccanti e ottundenti, gli orsi francesi si risvegliano dal loro torpido letargo per suonarle a destra e manca, onde incorniciare poi la parentesi con un finale anchilosante. Come dicevamo, non mancano le influenze doom, in “Dying People” ad esempio, coi suoi lugubri e granitici rintocchi, inediti momenti di lirismo e una bella conclusione. Mancano all’appello “S.W.T.V.M.” che è un delirio eraserheadiano strumentale e “Swollen”, il lunghissimo pezzo conclusivo, in cui, oltre a delle ottime linee vocali, colpisce un panorama di meschinità e devianze, di squallida desolazione, di mosche che danzano e ronzano su corpi marcescenti, di un’atrocità come conseguenza di afflizione e prostrazione.
Registrato live in cinque giorni, e con un artwork stupendo, Black Phlegm non aggiunge nulla di nuovo, ma dice la sua; piacendo, anche. Perchè i suoi artigli sono tutti votati ad intontire l’ascoltatore, a narcotizzarlo con un genuino lamento di rancore.
(Zanjeer Zani Production, Necrocosm, 2017)
1.Black Phlegm
2.Human Vanity
3.Dying People
4.Scrub
5.S.W.T.V.M.
6.Swollen