1. Mongolfear
2.Mary Turdor
3. Squirter
4. Mungiball
5. Ballsacher
6. Fecaloman
7. Column
8. Fister
9. A Cockwork Orange
Cosa succede a mischiare i bassi indemoniati dei Morkobot con la chitarra baritona di Eraldo Bernocchi (Obake, Metallic Taste of Blood e mille altre collaborazioni)? La risposta risiede in Osso. Questa mostruosità palindroma racchiude quanto di peggio possiate immaginare.
Osso è un magma sonoro che richiede un impianto adeguato per potersi gustare le basse frequenze e che abbandona volutamente la forma canzone per proporre schegge di malsana violenza. Il nervosismo tellurico di “Mongolfear” apre le danze: non cercate melodie, solo il caos regna sovrano. La scabrosa “Squirter”, ai limiti dell’ascolto punitivo, fa il paio con “Mungiball”, brano industrial con sporadici campionamenti di frasi irripetibili. Proseguendo, “Ballsacher” rimanda ai Ministry di Psalm 69 con i suoi stacchi e il suo incedere marziale. Un forte senso di continuità si percepisce nei brani, che sembrano volerci portare dritti all’inferno nella suite finale “A Cockwork Orange” (titolo geniale!), una traccia che, con terribili fischioni sintetici, mette a dura prova l’ascoltare.
Come avrete capito il lavoro in questione è complesso e non per tutti. Tuttavia, se amate farvi del male e vedere nella musica una valvola per le vostre nefandezze, Osso è qui per voi.
7,0