Generi come quelli appartenenti all’immenso mondo metallico spesso sono conservatori e l’evoluzione può causare malcontenti. Ci sono band che abbracciano idee nuove, e quelle, come i Winterfylleth, che rimangono fortemente ancorate ai pilastri eretti dai fondatori, tributandogli devozione e rispetto. Addentriamoci quindi nei meandri del disco numero cinque per gli inglesi “Ottobre”, intitolato The Dark Hereafter.
Anche in questo disco, come era per i precedenti, la copertina lascia presagire un viaggio sonoro etereo e sognante. Così non è: l’immagine è un’allegoria, rappresentante la forza della natura che il più delle volte può essere brutale. Non a caso in apertura troviamo un brano come la titletrack, che presenta un puro assalto black metal senza fronzoli impostando subito la rotta che la band difficilmente abbandona. Nel bene e nel male, le tracce si susseguono senza particolari guizzi creativi, se si eccettua qualche squarcio epico, fatto di atmosfere pagane condite da qualche coro (pensiamo al pezzo “Green Cathedral”) e sporadiche melodie (prettamente chitarristiche).
La musica dei Winterfylleth non presenta nulla di nuovo rispetto a quanto proposto da altri gruppi; se però le vostre ricerche vertono su generi come il già citato black, con affinità pagan o simili, sicuramente The Dark Hereafter vi piacerà. È un disco qualitativamente discreto, ben suonato, ma onestamente da una band giunta al quinto disco ci si dovrebbe aspettare decisamente di più.
(Candlelight Records, 2016)
1. The Dark Hereafter
2. Pariah’s Path
3. Ensigns of Victroy
4. Green Cathedral
5. Flash Of The Pentagram
6. Led Astray in the Forest Dark