Loro non hanno certo bisogno di presentazioni ormai su queste pagine, e recentemente vi abbiamo proposto la recensione dell’ultimo arrivato Cast The First Stone. Eccovi dunque i risultati della nostra chiacchierata “d’aggiornamento” con gli Hour of Penance.
Ciao ragazzi, benvenuti su GOTR! Siete una band attiva da quasi vent’anni: come ci si sente ad avere alle spalle una carriera così longeva? Ritenete di aver raggiunto tutti i vostri obiettivi o mancano ancora dei tasselli per giungere al traguardo della totale soddisfazione?
Paolo – Personalmente sono molto soddisfatto di quello che abbiamo ottenuto negli ultimi anni, è esattamente quello che sognavo di fare quando ero un ragazzino brufoloso. Abbiamo fatto uscire album che hanno avuto ottimi risultati, siamo andati in tour in tutto il mondo con quelli che erano gli idoli della nostra adolescenza, partecipato ai festival più grandi del genere e sinceramente è molto di più di quello che avrei mai potuto sperare. Ovviamente dietro c’è stato tanto lavoro, tanto studio, tante incazzature, gente più o meno imbecille con cui devi avere a che fare, ma il risultato finale è decisamente positivo.
È da poco uscito il vostro ultimo disco Cast The First Stone, siete soddisfatti del risultato finale?
Giulio – Molto soddisfatti, abbiamo lavorato molto perché il risultato fosse quello che desideravamo , soprattutto in studio. È stato il primo album per il quale abbiamo fatto delle pre-registrazioni in studio lavorando già prima di entrare per le registrazioni effettive ai suoni delle chitarre e del basso. Per ora stiamo ricevendo anche un ottimo riscontro dai vari magazine e webzine nonché dai nostri fan, da quello che mi è parso di leggere in rete si sono avvicinati anche “nuovi” ascoltatori nonostante oggigiorno l’attenzione sia decisamente spostata verso altri generi più moderni.
Possiamo considerare The Vile Conception l’album definitivo che vi ha consacrati come solida realtà del brutal-death metal nostrano. Da allora ad oggi il vostro sound si è evoluto e raffinato, vi andrebbe di raccontarci un po’ come sono andate le cose?
Giulio – Ma guarda, se devo essere sincero mi è difficile guardare indietro e tirare le somme. Abbiamo sempre scritto i nostri album con l’idea di non proseguire una linea con gli album precedenti ma di inserire sempre nuovi elementi e tematiche cercando di dare ad ogni album un carattere proprio.
The Vile Conception è stato l’album giusto al momento giusto, uscito per l’etichetta giusta – come hai detto tu è stato il disco che ci ha aperto moltissime porte, in particolar modo all’estero. L’attitudine negli anni è rimasta la stessa, quella di “cercare” di scrivere del buon death metal – da ascoltatori e fan di questa musica ci è difficile suonare qualcosa che sia distante dai nostri gusti o che non rispecchi determinati canoni. Quello che forse è cambiato maggiormente, soprattutto negli ultimi anni, sono i nostri ascolti, siamo molto attaccati a un death metal old-school, quello con il quale siamo cresciuti e sinceramente non amiamo particolarmente il nuovo modo di comporre e suonare che è in voga da qualche anno… Troppi riff, troppa tecnica, ascolto certi dischi dove non capisco quale sia l’inizio e la fine: le canzoni sono confuse, spesso senza struttura o a volte mi imbatto in certe scelte veramente lontane dai miei gusti… Abbiamo incentrato il nostro songwriting più su un discorso “qualità” anziché “quantità”.
Nei vostri album, tra le varie tematiche, avete spesso trattato dell’impatto che hanno le religioni ed il potere ad esse abbinato sulla società; In quale ottica vi ponete su questa argomentazione? Avete una visione precisa o ci sono diverse linee di pensiero all’interno della band?
Paolo –Nessuno di noi si considera una persona religiosa, ma al di là di questo credo che il problema delle religioni sia dovuto al potere che esse esercitano sulle debolezze e sull’ignoranze delle persone. Esiste un problema di base, cioè le differenze intellettive tra gli esseri umani che condizionano i comportamenti di chi non è in grado di avere un pensiero autonomo al di là di ogni forma di educazione che tentiamo di dare a queste persone. Queste persone sono bandierine che possiamo educare al bene o al male a seconda degli eventi e del contesto in cui esse vivono ed il potere, religioso o secolare, li manipola a suo interesse. La Germania protestante 75 anni fa ha massacrato milioni di persone in nome del nazismo, oggi i fondamentalisti islamici si fanno esplodere in mezzo a civili innocenti in nome di Allah, quindi al di là delle culture e dei contesti l’uomo può essere indottrinato al bene o al male perché le grandi masse, in percentuale elevate, sono prive di capacità di pensiero autonomo. È un problema insito alla società umana e non esiste soluzione, le religioni e il potere sono solo mezzi di controllo ma la responsabilità è nelle scelte che noi facciamo in base alla nostra capacità di analisi razionale della realtà. Potenzialmente il nostro vicino di casa poco intelligente potrebbe essere un mostro che sevizia chi appartiene ad un gruppo differente perché la religione o lo stato glielo impone oppure un normale lavoratore con una famiglia e l’hobby del giardinaggio.
Per quanto riguarda il songwriting, è cambiato qualcosa sulle dinamiche all’interno della band nel corso degli anni?
Giulio – Delle chitarre e delle strutture principali delle canzoni mi occupo sempre io, registro qui in casa e gli altri lavorano sulle demo, nonostante con Cast the First Stone sia Paolo che Marco hanno aggiunto qualche riff / assolo e Davide ha lavorato sulle strutture. Per il resto è cambiato molto poco, è un sistema che funziona, lavoriamo molto in tranquillità, anche perché condividiamo spesso le stesse idee, difficilmente abbiamo discusso su qualcosa.
Cosa ne pensate dell’attuale scena death metal italiana? Vi sentite orgogliosi di farne parte o ritenete che sia ancora inferiore alla controparte americana e nord-europea?
Paolo – La scena è cresciuta molto, ma ovviamente i grandi gruppi americani e nord europei sono quelli che hanno posto le radici e le basi per questo genere di musica, quindi non credo sia possibile fare paragoni con loro.
Ormai avete affrontato tantissimi tour. Ma come sarebbe oggi per voi il bill perfetto del prossimo tour?
Giulio – Morbid Angel – Angel Corpse – Hour of Penance, dopo potrei anche appendere la chitarra al chiodo!
Siamo alla fine dell’intervista, salutate i lettori come preferite.
Giulio – Grazie mille per averci ospitati, vi aspettiamo alle date italiane!