A due anni di distanza dall’acclamato Lowgazers sono tornati i francesi Plebeian Grandstand con uno degli album più complessi e oscuri usciti nello scorso 2016, False Highs, True Lows. Un indomito e soffocato chaotic hardcore arricchito da tirate ed evocazioni black fanno da base ad incursioni di impastato sludge noise. Blast beats terrificanti accompagnano sbalzi di umore viscerali, boati, voci assurde e disperate e un fragoroso vento infernale che brucia tutto ciò che tocca.
È una maratona di cattiveria “Low Empire”, un assalto totale che si fa strada tra esplosioni blackeggianti, stacchi bui e crudeli e rintocchi sludge. La velocità è asfissiante, le timide aperture subito soffocate, i fiochi bagliori mai assecondati, anzi, strozzati da assordamenti noise in una tensione generale senza pari. Le mitragliate di perfidia di “Tributes and Oblivion”, con il suo martellamento ininterrotto, caotico, ossessivo, fondano un universo nero, abominevole, passionale da far paura, dominato da una voce fuori controllo e da sfuriate malate. L’hardcore è ormai diventato quasi interamente black. In “Volition” un lento marciume sludge farcito da disturbanti rumori noise si dispiega senza fretta, spietato, in un’eruzione sensoriale, il tornado di metà canzone. I Plebeian Grandstand pestano marci, ricoprendo il loro mondo col grigiore della fuliggine e torcendosi in una miscela di contaminazione assoluta di differenze e linguaggi, eterogenea e onnivora, cannibale. Non è facile godere a un ascolto immediato dei loro deliri infernali. L’ascolto analitico è difficile, ma dissemina impressioni plurali e dissolte, erranze di senso che percorrono i tormenti di un limbo eterno, spaesate, smarrite, perpetrate indomitamente dal diabolico vomitare della voce, da una sofferenza insostenibile, da lampi che squarciano trionfanti il turbine selvaggio della loro musica. Un ultimo cenno va fatto a “Tame the Shapes”, con il suo inizio stridente, il suo spasmodico distorcersi sino ai primi boati sludge che, come scosse telluriche, smuovono, impassibili, i malsani fetori che aleggiavano in precedenza, ammorbandone il paesaggio sonoro e rifulgendo in un finale di distruzione totale che lascia attoniti, annichiliti, senza respiro.
False Highs, True Lows è un labirinto che va esperito, capace di stimolare gli anfratti più reconditi; tra i più intensi esercizi musicali, dicevamo, dell’anno scorso.
(Throatruiner Records, Basement Apes,BLWBCK, Tapes of a Neon God, 2016)
1.Mal du Siècle
2.Low Empire
3.Tributes and Oblivions
4.Volition
5.Mineral Tears
6.Oculi Lac
7.Tame the Shapes
8.Eros Culture