25/08/2017
Già rimbambito dalla serata precedente, ma aiutato dal bel sole fuori, ne approfitto per una bella passeggiata nelle zone meno bazzicate dai turisti, per fare colazione e qualche acquisto musicale (a Bergen non c’è molto a dire il vero, però l’Apollon è una tappa obbligatoria).
Nelle giornate del 25 e del 26 agosto il festival durerà di più, intrattenendo i presenti con due concerti nel pomeriggio al Garage. Quindi, dopo un piacevole incontro con Herbrand Larsen, ex-tastierista degli Enslaved, che nonostante sia fuori dalla band collabora ancora con loro grazie al suo studio di registrazione, ed essermi rifornito di cibarie ittiche, mi dirigo al locale per assistere agli show delle prime due band.
Iniziano i Vorum con un velocissimo e violento black metal decisamente crudo e diretto. I suoni purtroppo non aiutano – problema che affliggerà quasi tutte le band che suoneranno nel piccolo club – ma il sound della band, per quanto abbia delle buone dinamiche ed un gradevole mix di tempi veloci/lenti massicci, presenta i classici stilemi del genere riproposti un’infinità di volte da innumerevoli gruppi. Discreti ma nulla di più, adatti ai soli fan sfegatati della fiamma nera. Non va particolarmente meglio con i 13th Moon, indeboliti da bassi troppo alti ed in generale da un suono confusionario. Il sound è sempre ancorato al black ma con un aura più occulta e mistica (vengono usate candele, incensi vari e costumi di scena) con il solito abuso di cliché che alla lunga sanno di sentito e risentito. Show buono ma la poca personalità li fa dimenticare in fretta.
E’ tempo di dirigersi nuovamente allo USF e nell’attesa dell’inizio scovo uno stand pieno di dischi – prima stampa! – che prosciugano il mio budget giornaliero. Il tempo passa in fretta, grazie anche a quattro chiacchiere con Iscariah degli Immortal (presente con il suo banchetto) e Silje dei The Gathering (una degli organizzatori), finché la prima band non sale sul palco
Attaccano i Misþyrming dall’Islanda, che con il passare degli anni diventano sempre più celebri. Il quartetto attinge a piene mani dal post-black metal offrendo uno show micidiale, potente e furioso. Le vocals urlate, il drumming selvaggio e le bordate chitarristiche contribuiscono ad un concerto deciso ed intrigante. Nonostante le canzoni tendano un pochino ad essere ripetitive la band convince. Si cambia registro con il trio newyiorkese Negative Plane, che offre un sound marcio e rozzo. Il black metal primordiale della band ricorda un incrocio fra i Venom (per il modo di fare cazzone, “melodico” e scorretto) e i Darkthrone. E’ un continuo alternarsi di lentezza e velocità con dinamiche strumentali curiose ed un mood fracassone. Davvero interessante come scoperta, da rivedere. Arrivano poi i The Ruins Of Beverast e cala un’apocalisse distruttiva sul pubblico del Beyond The Gates.
Il mix di death/doom/black metal è chirurgico ed a tratti epico, potente e con la giusta dose di melodie atmosferiche che conferiscono alla loro musica un tocco più vario. Davvero una band impressionante. La melodia fa da padrona per lo show dei norvegesi Vemod, molto legati al sound degli Alcest, dunque chitarre atmosferiche, lavoro melodico cesellato e curato e piccoli sprazzi di violenza sonora. Forse sono troppo simili alla band francese ma nel complesso il concerto è stato piacevole e godibile. Non fa ancora in tempo ad esaurirsi la carica di rilassatezza dello show appena visto che tre loschi figuri si presentano sul palco e scatenano un putiferio di proporzioni atomiche. I Revenge, trio canadese (anche se nella realtà sarebbero un duo, in quanto il bassista è solo un guest per i live), sparano sui presenti un death/black metal a volumi disumani con furia e devastazione. La musica è martellante e ignorante con vocals growl/scream lancinanti, chitarra a motosega ed una sezione ritmica che non lascia scampo.
Finito il massacro è tempo di una band che ha scritto una delle pagine più importanti del black meta, i Mayhem, con l’esecuzione dell’album De Mysteriis Dom Sathanas per intero. Distrutti da parecchie zine, fans ed addetti ai lavori, i cinque musicisti da quando si sono imbarcati in tour hanno ricevuto più critiche negative che altro, quindi era mia intenzione assistere allo show per vedere se fosse davvero uno spettacolo così pessimo come raccontato. A sorpresa così non è stato poiché, graziato da dei suoni nitidi e potenti, il gruppo ha offerto una prestazione ottima ed esaltante. Hellhammer è una garanzia grazie al suo drumming forsennato e devastante, ben sorretto dal basso di Necrobutcher.
Le due asce hanno fatto il loro lavoro, anche se mi sarei aspettato più cattiveria, senza particolari guizzi, forse un esecuzione troppo di mestiere. Le vocals di Attila hanno reso quanto potevano ma sembrava fossero stati usati un po’ troppi effetti al microfono per valorizzare la voce. La teatralità unita al black metal crea un connubio efficace che, anche se è ben lontano dai fasti del passato, offre agli entusiasti spettatori un ottimo spettacolo che meritava di essere apprezzato. E così si esaurisce, almeno in parte, la seconda giornata che sicuramente lascerà molti ricordi nella mia mente.
Alla fine mi sono ritrovato a scambiare due parole con Hellhammer (che sembrava Zorro con quei baffetti), Attila e Necrobutcher fuori dal locale, dimostratisi persone cordiali e meno fredde di quanto ci si aspetterebbe.
Affamato mi fiondo al supermercato notturno per riempirmi per bene e fare due passi per godermi la pace notturna del nord. Torno poi nuovamente all’alloggio per riprendermi quel tanto che basta per affrontare l’ultima giornata, quella più orientata a sonorità meno malvagie e cruente per lasciare spazio ad un’atmosfera già più classica.