Progetti come quello dei Progenie Terrestre Pura non si incontrano quotidianamente. La proposta musicale della band si interseca con l’immagine, la letteratura e una visione cinematica di fondo, generando una materia complessa, multiforme. I Nostri sembrano proprio non essersi posti dei limiti nella composizione di oltreLuna (qui la nostra recensione), un album a dir poco coraggioso, da più parti considerato fra le migliori uscite italiane del 2017. Abbiamo, dunque, contattato la band per approfondire la propria Weltanschauung fantascientifica e futurista, ma anche alcuni dettagli sul suono e sull’attività della band, non lasciandoci scappare una piccola anticipazione sul prossimo EP da poco annunciato, dal titolo Starcross.
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind On The Road. oltreLuna è uscito diversi mesi fa ed è sicuramente un lavoro di rottura. Che feedback avete ottenuto finora?
Emanuele: oltreLuna rappresenta un cambio abbastanza drastico, si. Ha fatto storcere il naso ad alcuni, quelli rimasti al 2013, ma ha anche dato al progetto dei nuovi “fan”. C’è chi ha criticato l’aspetto meno “space” dell’album, chi invece è riuscito a coglierlo lo stesso, quelli più attenti hanno trovato il nesso fra le nuove sonorità e quello che le collega al concept del disco (che è poi il concept di q[T]p dal principio), insomma in ogni caso i feedback sono una cosa buona finché arrivano, che siano positivi o negativi. È quando non arrivano proprio che bisogna preoccuparsi.
Il vostro suono già in U.M.A. era molto personale, ma con il suo successore avete introdotto una vasta gamma di soluzioni stilistiche inedite, perlopiù riferenti alla musica etnica. A cosa è dovuta questa scelta?
Davide: Penso che tali sonorità siano particolarmente idonee per il messaggio che ha il disco. Sono da tempo appassionato di musica etnica in generale, e volevo quindi inserirla nel nostro sound; m’incuriosiva molto il risultato che sarebbe andata a crearsi.
E: il messaggio è molto legato, almeno nel suo incipit, al rapporto fra essere umano e pianeta terra, abbiamo quindi potuto utilizzare queste soluzioni senza il rischio di creare delle atmosfere che fossero fuori contesto, che facessero sembrare tutto una forzatura, non adattandosi ai testi, ecc.
Quanto ha influito in questo senso il cambio di line-up, e a cosa è dovuto?
D: Senz’altro ha influito, già solo perché c’è un’altra voce (anche se la nostra musica non la pone certo in primo piano). A livello generale credo che le differenze maggiori siano state in rifinitura dei brani e produzione: a livello compositivo, del resto, ho presentato agli altri i brani già di per sé finiti, nei quali poi abbiamo modificato/aggiunto/tagliato certo, ma non è ancora un lavoro completo a sei mani, di sicuro. Il prossimo album penso potrebbe essere più in cooperazione.
Le vostre release sono da sempre accompagnate da artwork di alta qualità che si associano in maniera molto pertinente all’immaginario a cui vi riferite. Che connessione intercorre tra immagini, testi e musica nei PTP?
D: C’è una grande correlazione, di sicuro, soprattutto musica ed immagini direi. I testi chiaramente sono riflessioni pertinenti a riguardo, non c’è da sottovalutarli seppur non siano in primo piano nell’economia del suono; sono un collante al tutto, le nostre narrazioni: per certi versi sono l’estensione delle immagini, come le immagini sono l’estensione dei testi del resto.
Sul piano tematico, nei vostri testi quanto c’è di puramente fantascientifico e quanto, invece, è una metafora per affrontare la realtà?
D: Parlando personalmente, nei i testi che ho scritto per oltreLuna, non ho messo nulla di metaforico riguardante la vita di tutti i giorni né altri messaggi particolari riguardanti essa. oltreLuna è un viaggio, dove ho sostanzialmente esplorato i miei pensieri riguardanti la correlazione fra uomo-macchina-anima, e altre storie come l’abbandono del pianeta natio per andare oltre. Ora, c’è un messaggio nascosto? No, da parte mia no, almeno non volontariamente. Con q[T]p tendo solo ad esternare i miei viaggi mentali da appassionato e riflettere con le mie congetture; cerco di chiarirmele provando a raccontarle agli altri, come più o meno disse qualcuno. In ogni caso, più che affrontare la realtà, qui cerco di metterla da parte per quell’ora scarsa.
E: Sottoscrivo. Scrivere per Progenie non è altro che una fuga dalla realtà e non un modo per immergersi per l’ennesima volta in essa. Ai tempi fu una cosa nuova per me trattare questo tipo di immaginario nei miei testi, e non fu facilissimo anche perché mi introducevo in un concept generale già ben definito. Ho avuto modo però, col tempo, di dare sfogo a molte idee che altrimenti non avrei saputo dove collocare perché solo con questo progetto consento a me stesso di “viaggiare” così tanto.
Vi va di approfondire la vostra opinione sull’incontro-scontro tra uomini, macchine e anime, nella vita quotidiana come nella produzione musicale?
D: Beh, q[T]p è davvero figlio delle macchine (oltre che degli uomini, ovviamente), in quanto senza di esse non sarebbe mai esistito; e non parlo solo della mia conoscenza con Nex[1], ma proprio di come è nato U.M.A., totalmente via software, computer, internet. Certo, poi c’ero io che suonavo chitarra e basso e Nex[1] che cantava, però insomma: non sarebbe mai potuto essere fatto negli anni novanta o prima. Anche per oltreLuna, pensandoci, non è che sia poi così tanto diverso il discorso, anche se è senz’altro più “umano”.
In ogni caso, la collisione tra uomini, macchine ed anime, è appena iniziata. Ci siamo dentro, il futuro è ora. Lentamente, quello che prima vedevamo nei film a tema, lo avremo a portata di mano. “Non ho paura dei computer, ma eventualmente della loro mancanza”. Non penso ci sarà Skynet, vorrei vedere il futuro in maniera molto meno catastrofica del resto, anche perché polvere, sangue e desolazione penso saranno uguali fra 3000 anni come oggi, e non mi sembra molto interessante.
Vorrei esserci quando l’anima s’insinuerà nella macchina ed assistere se l’uomo, rinnegato sé stesso, diventerà Dio.
Cosa pensate delle altre band black metal il cui concept si riferisce allo spazio e alla fantascienza? Vengono in mente, ad esempio, i Mesarthim, esplosi nell’arco del 2016 con un gran numero di pubblicazioni. Anche loro propongono un sound pesantemente influenzato dall’elettronica meno convenzionale, almeno in ambito metal.
D: Onestamente, non sono ferrato su questo nuovo filone che s’è andato creando dopo l’avvento dei Darkspace. Quando m’interessai io, oltre i già citati Darkspace (che ai tempi erano freschi di II, quindi non erano ancora l’istituzione che sono oggi), per me quelli che rappresentavano questo discorso (non lo chiamo neanche sottogenere in quanto non lo era) erano i Limbonic Art, soprattutto i primi, quelli dei capolavori ovviamente e certamente i Samael, che andarono oltre proprio in quel periodo con quella meraviglia di Reign of Light. Poi c’erano gruppi che oggi, magari, sembra non centrino nulla ma ai tempi, insomma, non era proprio così: mi riferisco, a memoria, ai Covenant di Nexus Polaris (in seguito The Kovenant), gli Odium di The Sad Realm of the Stars, qualcosa degli Obtained Enslavement, i Dødheimsgard, profani ai tempi ma che oggi tutti sembrano aver magicamente rivalutato e così via, qualcuno lo dimenticherò pure.
Generalmente, mi sembra che molte band di oggi, riguardanti queste tematiche, non abbiano fatto altro che sostituire le foreste con lo spazio, aggiornato i suoni dei pad con sintetizzatori al posto delle buone vecchie tastiere con lo “String Ensemble” e urlando a proposito delle stelle piuttosto che delle foglie. Quindi no, non ne so molto.
Ricollegandoci al progetto appena nominato, secondo voi l’anonimato dei membri di una band ha motivazioni artistiche o è più una strategia di marketing? Come mai avete deciso di utilizzare i vostri veri nomi, evitando anche di ricorrere all’artificio dei warname?
D: Noi lo usammo per puro scopo di concept; volevamo che anche i narratori fossero parte di tutto l’immaginario. Per una storia sci-fi, Eon[0] suona meglio di Davide no? Ecco, tutto là. Li usavamo solo sui dischi di q[T]p. Non ci è mai interessato l’anonimato di per sé, seppur non fossimo dei figuri a cui piaceva stare “sotto i riflettori”. A me personalmente poi non interessa nulla, sto meglio nel mio anonimato. Non ho account social e sto benissimo così.
Comunque, abbiamo usato i nostri veri nomi per diverse ma semplici ragioni: Eon[0] e Nex[1] erano studiati, contigui anche, per certi versi iconici per il progetto. L’uscita di Nex[1] mi ha fatto pensare che senza Nex[1] non avesse più senso nemmeno Eon[0]. Oltretutto, Emanuele e Fabrizio erano già ampiamente conosciuti con i loro nomi propri, e trovarne altri adatti per q[T]p era una cosa che mi faceva ridere al solo pensiero, da qualunque angolo la guardassi. Quindi, “giù la maschera”.
Concludendo, potete anticiparci qualcosa sull’EP Starcross, di cui è appena apparsa notizia su Facebook?
D: Non posso dirti molto, se non che sarà un vero e proprio concept, uscirà in primavera, durerà tra i 25 e i 30 minuti e vedrà una volta ancora i Progenie Terrestre Pura rimescolare le carte in tavola.
Vi ringraziamo per il vostro tempo, congedatevi dai nostri lettori come preferite.
D: Grazie per lo spazio concessoci e grazie a tutti per il supporto.