La copertina che trasuda spleen lascia già immaginare quali siano i temi di questo nuovo e violento “romanzo rock’’. Dopo sette anni di attesa e vari cambi di formazione gli One Dimensional Man tornano con You Don’t Exist, album che con il suo rock massiccio irrompe nello stagno della nostra contemporaneità, distruggendo la tranquillità apparente di una società che sembra immobile e invece è sempre più violentemente in corsa – e senza specchietto retrovisore.
Le undici canzoni del nuovo album, con la classica verve che contraddistingue Capovilla e i suoi, abitano un sound tenace, accattivante, quasi post-punk, dove basso, batteria e chitarra si fondono in un unico suono metallico. Si ritorna al suono tosto, insomma, mentre Capovilla nei suoi testi sempre diretti ci sbatte in faccia un ritratto del nostro io occidentale frammentato, una fosca condanna della politica e del presente, sempre più cupo e ostile. Questa raffica di pezzi martellanti si apre con un turbinio noise nel primo brano “Free Speech”. Si prosegue dritto fino all’unico momento di tregua, quella bellissima “Crying Shame” con il suo sound di colpo più pacato ed accessibile. Ma è solo un momento, si riparte subito con pezzi duri come pillole da mandar giù, tra tutte “We don’t need freedom” e la penultima traccia, forse la più straziante: “Alcohol”.
Se Franz Valente alla batteria incalza e schianta, la chitarra di Carlo Veneziano è tenebrosa e tagliente, spettrale: un sabba musicale tossico da cui sorge la solita impetuosa e viscerale poetica capovilliana. Con You Don’t Exist tornano gli One Dimensional Man: a sette anni dal melodrammatico A better man (2011), riguadagnano il loro stile abrasivo e delirante. L’attesa non è stata vana.
(La Tempesta International, 2018)
1. Free Speech
2. You don’t Exist
3. In the Middle of the Storm
4. No Friends
5. A Promise
6. A Crying Shame
7. In Substance
8. We Don’t Need Freedom
9. Don’t Leave Me Alone
10. Alcohol
11. The American Dream