I tedeschi Hell and High Water sono un power trio di Amburgo dai suoni spiccatamente post-hardcore 90’s e dalle melodie che richiamano direttamente dei sentori à la Dinosaur Jr, June of 44 e primi – per carità – Placebo. Vocalmente, infatti, le ispirazioni sono più che palesi e le nenie svogliate tipiche di J-Mascis o le storpiature timbriche di Brian Molko sono riconoscibilissime nella voce di Matthias Schwettman.
I ritmi di Neon Globe sono più sognanti che aggressivi, nonostante alcuni rimandi a certe scelte stilistiche che fanno pensare ai Jesus Lizard e, a tratti, ai Pixies. La furia rimane circoscritta solo in alcuni brani (“An intervention”, “War”, “2-8-6”), mentre il resto suona estremamente compatto e omogeneo, rendendo assolutamente chiari gli intenti del trio teutonico che comunque non disdegna alcuni momenti più psichedelici e emozionanti nei punti di più alto valore dell’intero albo (“Sixteen”, “Grey Lines”) o episodi più catchy e di presa sicura sull’ascoltatore (“Rats”, “While the Wise Man Smiles”, “Head in the Clouds”, “Neon Globe”).
Ciò che colpisce è la spensieratezza e la sincerità degli episodi dotati di maggior carica malinconica, che richiama a volte a capisaldi psychonautici del genere. L’unica pecca è che magari in certi frangenti un po’ più di azzardi sarebbero stati graditi in modo da rendere più interessante e personale un lavoro comunque ben concepito e di presa sicura su un pubblico abituato a nomi molto importanti. Un esordio da tenere d’occhio.
(Barhill Records, 2018)
01. 2-8-6
02. Head in the Clouds
03. While the Wise Man Smiles
04. Walk On
05. Rats
06. An Invitation
07. Neon Globe
08. War
09. Magnolia
10. Grey Lines
11. Sixteen